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189 – “RERUM OMNIA AFFLUENTIA”. AFFINCHÉ LE MERCI GIUNGANO COPIOSE

Nel Portico dei Marmi, un’epigrafe in marmo rosso di Verona ricorda come nel 1725 il duca Rinaldo I, su consiglio di Agostino Paradisi, abbia ripristinato il corso del Naviglio e riorganizzato il bacino portuale di Mancasale. Tutto ciò per favorire l’affluenza delle merci. Il Paradisi appare essere un illuminato amministratore. Non è esattamente così. Taddeo Agostino Paradisi giunge a Reggio da Città di Castello nel 1712. E’ giurista esperto con alle spalle una carriera svolta in diverse città, Ferrara, Bologna, Roma, Modena. A Modena ha anche risolto l’inquietante mistero di un cadavere trovato decapitato. Si diletta in letteratura. Sono opere sue uno sterminato e labirintico “Ateneo dell’uomo nobile”, una traduzione dal castigliano, “L’eroe”, ed una curiosa difesa dell’uso del cioccolato nei tempi del digiuno. Non è però la letteratura il campo in cui Paradisi eccelle. Paradisi è un fuoriclasse nel riscuotere le tasse. In più di vent’anni di attività riesce, nella sua funzione di Gabelliere, ad accumulare un’ingentissimo patrimonio. Per far ciò “il magnone” (così lo chiamano i tartassati reggiani) non esita ad inventarsi veri e propri obbrobri giuridici: giunge ad imporre tasse retroattive. Il cronista don Natale Tedeschi annota nel 1717: “erano sei anni che questo ministro aveva dichiarato guerra alle borse dei poveri reggiani (…) rivangando i conti di mezzo secolo addietro”. Taddeo Agostino muore nel 1735. Il conte Febo Antonio Denaglia scrive nel diario: “Ministro delegato agli interessi della mia patria, o per meglio dire arpia destinata a mungere ed assassinare i reggiani, dopo tanti anni di ruberie, vecchio ugualmente di anni e di scellerataggini, morì in Modena lasciando di sé odiosissima memoria per le tante enormi ingiustizie e le laide trufferie”. La memoria pubblica (epigrafe) e la memoria privata (cronaca e diario) in questo caso non solo non sono condivise ma divergono in modo evidente. (A. M.)
DOVE: Portico dei Marmi