Museo del Tricolore

Bandiera Tricolore: sala napoleonica

Nella sezione “Bandiera Tricolore” è documentata la nascita della bandiera e la storia delle vicende politiche di Reggio Emilia dal 1796 all’inizio della Restaurazione.
Dopo la proclamazione della repubblica reggiana il 26 agosto 1796 fu proprio nella Sala del Tricolore che il Congresso della Repubblica Cispadana approvò la mozione di Giuseppe Compagnoni di rendere “universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori verde, bianco e rosso”: nacque così il Tricolore, bandiera di uno stato sovrano, destinata a diventare presto il simbolo dell’indipendenza e dell’unità nazionale.

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    Il vessillo cispadano aveva i colori disposti in tre strisce orizzontali: il rosso in alto, il bianco in mezzo, il verde in basso. Al centro era raffigurato il turcasso o faretra con quattro frecce, a simboleggiare l’unione dei quattro popoli che aderirono alla Repubblica, mentre ai lati erano poste le iniziali di “Repubblica Cispadana”. Il 9 luglio 1797 dall’aggregazione delle Repubbliche Transpadana e Cispadana nacque la Repubblica Cisalpina: “La Bandiera della Nazione Cisalpina è formata di tre Bande parallele all’Asta, la prossima all’asta, verde, la successiva bianca, la terza rossa”. Nella primavera del 1799 la vittoriosa avanzata delle armate austro-russe costrinse le truppe francesi a ritirarsi. Dopo la vittoria di Napoleone a Marengo e la ricostituzione della Repubblica Cisalpina, la pace di Lunéville tra Francia e Germania venne celebrata anche a Reggio con una grande festa patriottica, alla quale fece da fondale scenografico una monumentale struttura architettonica eretta in Piazza Grande.
    Nella Repubblica Italiana, istituita il 26 gennaio 1802, e nel successivo Regno d’Italia, alcune delle più importanti cariche politiche vennero ricoperte da reggiani, tra i quali si segnalarono in particolare Giovanni Paradisi, Senatore e Presidente del Senato; Antonio Veneri, Ministro del Tesoro e Presidente del Senato; lo scienziato Giambattista Venturi, Agente Diplomatico presso la Confederazione Elvetica e il generale Carlo Zucchi che, dopo aver preso parte a tutte le guerre napoleoniche, ottenne l’incarico di Ispettore generale di tutta la fanteria del Regno.