Mauriziano

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Il cinquecentesco arco trionfale in cotto ad unico fornice, che si incontra a San Maurizio sulla via Emilia, introduce al complesso monumentale del Mauriziano. L’arcata è stata eretta, secondo la tradizione, da Orazio Malaguzzi, morto nel 1583 e a cui si attribuiscono il restauro e l’arricchimento dell’intero complesso. Un viale di oltre 250 metri, fiancheggiato da pioppi, conduce fino al Palazzo del Mauriziano.
Nonostante le significative ristrutturazioni del Sei-Settecento, il Palazzo nuovo del Mauriziano (già noto come “Casino dell’Ariosto”) mantiene l’impianto volumetrico cinquecentesco che lo collega alla cultura della villa rinascimentale. Si caratterizza infatti per la pianta a base quadrangolare con un salone centrale passante sul quale si fonda l’asse di simmetria dell’edificio, attorno a cui si articolano i vani laterali.
A levante un piano rialzato conserva ancora tre ambienti con volta a vela e con capitelli pensili, secondo moduli stilistici di matrice ferrarese, sperimentati in città tra XV e XVI secolo.

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    La decorazione pittorica di questi ambienti, databile dopo il 1567, risente dell’influenza di Nicolò dell’Abate. La saletta centrale, nota come Camerino dei poeti, riproduce pittori antichi e moderni seduti sulle cime di un ideale Parnaso, disposti a varie altezze secondo la loro fama, e con l’indicazione dei nomi (spesso cancellati o storpiati per successivi rimaneggiamenti). Nelle lunette della volta è narrata la novella di Griselda, tratta dal Decamerone. La stanza vicina, detta Camerino dell’Ariosto, secondo la tradizione studio del poeta, ha un camino recante lo stemma di Malaguzzi e la data 1432. La decorazione pittorica allude al motivo vedutistico della villa e al suo rapporto con il giardino circostante, nel rimando tra spazio interno ed esterno che rimarrà un genere costante nella tradizione della pittura decorativa. Le pitture dell’ultima saletta, dedicata a Orazio Coclite in aperto omaggio a Orazio Malaguzzi, descrivono in tre riquadri il combattimento fra Orazi e Curiazi, Orazio Coclite al ponte, il magistrato che infigge il chiodo nel tempio di Giove. Le altre pareti sono decorate con paesaggi e scene di rovine romane.
    I dipinti ad affresco del salone centrale e della sala grande di sinistra sono riferiti alle ristrutturazioni effettuate da Prospero Malaguzzi dopo il 1742. Opera di un artista mediocre, raffigurano fatti salienti della famiglia Malaguzzi.

Indirizzo

via Pasteur,11
42122 Reggio Emilia

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