BIBLIODAYS / Gli Etruschi

8 Ott 2015, 21.00 Biblioteca delle Arti

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Giovedì 8 ottobre
dalle ore 21.00
Biblioteca delle Arti, p.zza della Vittoria, 5

nell’ambito dei Bibliodays (5-11 ottobre)

Gianfranco Bracci e Marco Parlanti, Autori, presentano il romanzo
I segreti della via etrusca, Itaca Edizioni

proiezione del docufilm
L’alba degli Etruschi. Aspetti e testimonianze della cultura villanoviana
Proiezione del docu-film promosso dall’Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna e prodotto da MediaVision Cine & Video di Jeris Fochi e Res Bellica, con il coordinamento di Fiamma Lenzi e la regia di Corrado Re e Nico Guidetti. Musiche di Francesco Landucci

saranno presenti alcuni rievocatori in abito villanoviano, con i costumi utilizzati durante le riprese del docufilm

Guerrieri e riti nell’età del Ferro
conversazione di Corrado Re

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Giovedì 8 ottobre, dalle ore 21.00, nell’ambito dei Bibliodays 2015 (5-11 ottobre), in Biblioteca delle Arti, p.zza della Vittoria, 5, verranno proposte diverse iniziative riguardanti il mondo etrusco, in collegamento con la mostra GLI ETRUSCHI E GLI ALTRI. REGGIO EMILIA TERRA D’INCONTRI visitabile presso il Palazzo dei Musei, via Spallanzani, 1, fino al 31 ottobre.

Gianfranco Bracci e Marco Parlanti, autori, presenteranno l’avvincente “I segreti della via etrusca” (Itaca Edizioni) seguiti dalla proiezione del filmato “L’alba degli Etruschi. Aspetti e testimonianze della cultura villanoviana”, docu-film promosso dall’Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna e prodotto da MediaVision Cine & Video di Jeris Fochi e Res Bellica, con il coordinamento di Fiamma Lenzi e la regia di Corrado Re e Nico Guidetti, con musiche di Francesco Landucci.
La serata si concluderà con una conversazione di Corrado Re che intratterrà il pubblico parlando di “Guerrieri e riti nell’età del Ferro”.

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I segreti della via etrusca
Gianfranco Bracci e Marco Parlanti
Itaca Edizioni

Aura Seianti è una giovane archeologa la cui famiglia ha lontane origini etrusche. Lavora presso un importante campo scavi dove si sta riportando alla luce la più antica strada d’Europa, una strada etrusca del Sesto Secolo a.C. e ciò che sorgeva attorno a questa importante arteria commerciale; strada lastricata che attraversava l’Appennino e l’Italia Centrale, unendo il mare Tirreno al mare Adriatico.
Oltre l’interesse e la passione per l’antica civiltà dei propri lontani progenitori, Aura è spinta nella ricerca anche da una sua intima necessità: risolvere il mistero degli strani sogni che popolano le sue notti.
Sogni oppure visioni di vite passate? Chi sono la donna e la bambina che vede in essi?
Ciò di cui si rende conto è che quanto sogna è probabilmente accaduto nei luoghi dove lei sta lavorando e vuole capirne il perché.
Il suo intuito, indirizzato da queste precise visioni, la porta a scommettere con il proprio capo scavo sull’esistenza di un villaggio-porto di epoca etrusca, perduto insieme al lago sulle cui rive sorgeva. Assecondandola il suo capo, archeologo esperto, mette a repentaglio la propria reputazione ma viene ripagato dalla giovane studiosa con alcuni ritrovamenti importanti che culminano in una scoperta eccezionale: una ricca tomba di epoca romana ricca di preziosi reperti ed affreschi molti reperti al suo interno quali raffigurazioni della vita di colui che vi era sepolto: un nobile romano di origini etrusche. Aura fa molte congetture su chi fossero il personaggio e il giovane ritratto con lui e raffigurato con la corona di alloro: un imperatore forse?
I suoi studi la porteranno a visitare la tomba durante la notte e scoprirà di non essere l’unica intrusa nel campo scavi durante le pause di lavoro notturno. Un’ombra misteriosa si muove fra gli impianti ma lei non riesce a darle una identità precisa.
Durante una visita successiva resterà però vittima di uno strano incidente: la scala usata per scendere nella cavità cederà d’improvviso, facendola precipitare nella tomba dove resterà prigioniera per tutta la notte, scoprendo, amara sorpresa, che la scala era stata manomessa.
Aura nella tomba ha tempo di guardarsi attorno e riflettere sulla sua vita passata, con all’attivo un amore finito male e per il quale si sente in colpa. Il tutto amplificato, dall’incertezza della situazione e dai misteriosi significati delle sue strane visioni.
Una volta soccorsa, il mattino seguente, Aura viene interrogata dalla polizia e in lei nasce la paura di cosa il suo capo possa dedurre dalla sua intrusione nel sito archeologico. L’esperto archeologo infatti fa una scoperta che lo lascia di stucco: nella borsa della giovane archeologa c’è uno dei reperti più importanti ritrovati durante gli scavi. Cosa succederà?
Aura rientrata a casa dopo una breve degenza in ospedale, nota che qualcos, in casa sua,  non è più come lo aveva lasciato: tracce di oggetti smossi, biancheria intima sparita dalla sua camera e infine un pettine etrusco di bronzo, ritrovato negli scavi, si trova nascosto dietro alcuni libri a sua insaputa. Qualcuno è introdotto in casa sua e ha lasciato un oggetto che può farla passare per una ladra e compromettere definitivamente la sua posizione: perché?
Trova consiglio nel giovane ispettore di polizia che è stato incaricato di seguire il caso dell’incidente ma che deve anche indagare sui furti di reperti che il capo archeologo ha scoperto e dei quali la stessa Aura è sospettata.
L’ispettore si trova nella controversa situazione di dover indagare su quanto Aura ha denunciato, l’intrusione di qualcuno che sembra più un maniaco piuttosto che un ladro e che sembra aver per lei una passione insana e allo stesso tempo dover capire chi c’è dietro alla scala manomessa e alle sparizioni dei reperti archeologici. Il giovane poliziotto, Sebastiano Larani deve quindi tenersi in una posizione neutrale che gli consenta di capire cosa sta succedendo attorno agli scavi archeologici e alle persone che vi lavorano.
I due giovani scoprono una simpatia reciproca che devono tenere a freno vista la situazione che li coinvolge.
Dai reperti trovati nella tomba, il team di esperti ricercatori fa una scoperta interessantissima. Su alcune lamine di argento sono riconoscibili frasi che parlano di libri scritti da qualcuno che non vuole essere chiamato imperatore ma solo “devoto e umile discepolo” da colui che era sepolto nella tomba riscoperta.
Aura, grazie ai suoi ragionamenti e ad un sogno dettagliato e chiarissimo, scoprirà che l’uomo era stato nientemeno che il più importante dei precettori di una imperatore romano: Claudio Tiberio Druso Germanico, l’imperatore conoscitore della storia, della cultura e della lingua degli Etruschi e che su di loro avrebbe scritto un saggio, i mitici e mai ritrovati libri denominati dagli stessi storici romani: De Tyrrenica.
Tra frammentarie frasi tradotte e altre visioni, Aura decide di indagare da sola su personaggi che sembrano tenerla sotto controllo, mentre l’ispettore Larani collaborando con altri colleghi trova le tracce di un traffico internazionale di beni archeologici. Intercettazioni telefoniche e appostamenti fanno pensare a qualcuno ben addentro al campo scavi e i sospetti possono ricadere su chiunque a qualunque livello.
Così, mentre Sebastiano affronta lo stesso direttore degli scavi, l’esperto archeologo e capo di Aura, la studiosa ricomincia a tornare nella notte al sito archeologico per capire chi si muove attorno ad esso. Questa iniziativa però la metterà di nuovo nei guai e sarà presa e narcotizzata da sconosciuti che la imprigioneranno nuovamente nella stessa tomba ritrovata ed ancora in via di studio.
Aura scopre così chi è la persona che ha architettato i furti e costruite le prove del suo presunto coinvolgimento. Al tempo stesso però il poliziotto ha preso le sue precauzioni e riesce a intervenire con una squadra e salvare Aura dal suo destino.
Ristabilita la verità al campo scavi e i rispettivi ruoli alle persone coinvolte, Aura riacquista la fiducia del suo capo, l’amicizia dei suoi colleghi e fa una ulteriore scoperta che fa luce anche sulle strane visioni notturne che la tormentavano, un retaggio del suo sangue etrusco.
Il giovane ispettore inoltre la invita, ora che tutto è concluso, ad accompagnarlo in un trekking che si muove proprio lungo i possibili percorsi della strada ritrovata e Aura accetta, lasciando che l’attrazione fra loro si manifesti e lenisca i loro ricordi di amori perduti, dando il via forse ad una storia forte e coinvolgente fra loro mentre attraversano i monti dell’Appennino. Una Storia che avrà certamente un seguito…

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L’alba degli etruschi. Aspetti e testimonianze della cultura villanoviana
Docu-film promosso da IBC – Servizio Musei e Beni Culturali
un film di Corrado Re, Nico Guidetti e Jeris Fochi, musiche di Francesco Landucci
produzione esecutiva di Media Vision Cine & Video e Res Bellica
coordinamento di Fiamma Lenzi. 2015. (25 min.)

Corrado Re
Geo-archeologo e antropologo, attivo da un ventennio nella divulgazione storica e archeologica, ideatore e organizzatore di eventi culturali, tra cui rievocazione e ricostruzione storica, archeologia ricostruttiva ed esperienziale, museum theatre per l’archeologia.
Tema centrale dell’attività divulgativa la civiltà etrusca, con particolare attenzione alla fase Villanoviana ed Orientalizzante; in collaborazione con diversi musei ed enti pubblici. Ha pubblicato ricerche originali e articoli divulgativi sul tema. Per IBC ha curato progetti di formazione e convegni dedicati alla rievocazione storica dell’antichità.

Il Docu-film
La cultura Villanoviana, identificata per la prima volta dal conte e bolognese Giovanni Gozzadini a metà ‘800, rappresenta una fase fondamentale nell’identità culturale italiana. Quale diretto antefatto della civiltà etrusca costituì il primo vero momento di unità culturale sul territorio nazionale, dalla Campania alla Pianura Padana, dal Mar Tirreno all’Adriatico.
L’importanza delle origini, per l’identità culturale di qualunque comunità, è evidente, così come può essere condiviso il fatto che le remote radici della nostra cultura, che affondano nell’età del Ferro, possono essere ben più difficili da divulgare e valorizzare.
Se la Storia (in questo caso in realtà protostoria) è una ricostruzione del passato secondo il linguaggio del presente, attualmente non può che essere “l’immagine in movimento”, il video, a raccontare un passato remoto, rendendolo attuale. E non un video purchessia, ma un racconto visivo e sonoro che dia sensazione di “realtà concreta” e in tal modo restituisca credibilità a ciò che viene mostrato e narrato, con il coinvolgimento emotivo diretto dello spettatore. Perché questo è ciò che si aspetta qualunque tipo di pubblico attuale per giudicare una narrazione degna di attenzione, tra le mille richieste, appunto, di attenzione, che giungono da un mondo ipersaturo di stimoli percettivi.
E quanto più ci si vuole avvicinare alla sensazione di realtà e concretezza, tanto più è necessario ricorrere alla “fiction” nonostante l’apparente contraddizione dei termini…
Perché per ricostruire e comunicare un senso di realtà del passato, è necessario completarlo con tutto il corredo di sensazioni e percezioni legate all’intangibile, al deperibile. Non si può immaginare niente di reale che non abbia colori, suoni, emozioni. In questo modo il divulgatore è costretto ad aggiungere l’ipotetico purché verosimile al certo, pur di ricostruire un quadro credibile.
Così la ricostruzione diventa un processo in parte arbitrario, e, per quanto accurato scientificamente, inevitabilmente “falso”, o perlomeno non verificabile. Ma sarà il percorso personale di ricerca, in risposta agli stimoli e alle domande poste dalla ricostruzione ad essere autentico, proprio perché personale, unico, e basato sull’esperienza diretta.
Abbiamo ritenuto che la cultura Villanoviana, o meglio l’origine della civiltà etrusca, meritasse questa attenzione da parte del pubblico, in particolare nella terra dove la sua riscoperta ebbe inizio.
Per questo, e per valorizzare il patrimonio museale della regione Emilia Romagna e far conoscere la cultura materiale legata agli esordi della civiltà etrusca l’Istituto Beni Culturali ha curato la realizzazione di un docu-film che, alla presentazione di oggetti conservati nei musei dell’Emilia-Romagna, unisce la “fiction” e l’archeologia ricostruttiva per rivisitare la quotidianità tra il IX e il VII secolo avanti Cristo, supportato da una colonna sonora di musiche realizzate nell’ambito dell’archeologia sonora sperimentale. Il docu-film accompagna lo spettatore nella rilettura di una serie di elementi salienti (l’élite guerriera e i suoi attributi, l’aristocrazia, le attività produttive, la religiosità e il rituale funebre, l’artigianato artistico, i compiti e il ruolo della donna, il rapporto con gli altri popoli del Mediterraneo) della vita delle comunità che hanno fortemente caratterizzato il panorama archeologico dell’Emilia-Romagna e di larga parte dell’Italia durante la prima età del Ferro. Un’età in cui, nell’arco di quattro secoli, maturano le condizioni per l’evoluzione di una società arcaica, in origine ancora poco differenziata, in una fiorente civiltà, quella etrusca, che fu una delle maggiori protagoniste della più antica storia della penisola.

L’iniziativa è ad ingresso gratuito e senza obbligo di prenotazione

Info:

0522 456477 Musei Civici – uffici, via Palazzolo, 2
(da lun a ven: 09.00 – 13.00 / mar, gio: 14.00 17.00)
0522 456816 Palazzo dei Musei, via Spallanzani, 1
orari di apertura
musei@comune.re.it