IL TÈ DELLE MUSE

6 Dic 2015, 16.00 Palazzo dei Musei

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IL SORRISO DI LEONARDO
Il mistero della pittura del grande genio indagato attraverso l’analisi della sua poliedrica personalità

Silvia De Angelis, storica dell’arte,
Arianna Arisi, medico cardiologo,
Alessandro Locchi, archeologo

Nella splendida cornice del Tè delle Muse di Reggio si terrà una speciale e imperdibile conferenza su Leonardo da Vinci. Il carattere di eccezionalità è dato dalla presenza di tre relatori: la storica dell’arte Silvia De Angelis, l’ archeologo Alessandro Locchi e il medico specializzato in cardiologia Arianna Arisi. Il motivo di tre diversi specialisti è dato proprio dal carattere di universalità e di eclettismo che distingue la geniale personalità di Leonardo dagli altri grandi artisti del Rinascimento.
Conosciamo sempre Leonardo come uomo di raffinato ingegno, famoso soprattutto per l’enigma delle sue opere e per le futuristiche invenzioni di ingegneria meccanica. Leonardo fu certamente un pittore rivoluzionario e uno sperimentatore formidabile, ma accanto al cliché di genio assoluto e infallibile c’è anche l’uomo, spesso pieno di lati ambigui, a tratti persino inquietanti.
Il tema della conferenza mirerà a ricostruire nella sua complessità la personalità del grande maestro. Innanzitutto uomo del Medioevo, dunque legato ancora a retaggi culturali tipici di un sapere non ancora aggiornato alle scienze moderne, alle nuove scoperte della fisica, dell’astronomia, della matematica, della medicina. Dobbiamo quindi immaginare un uomo soprattutto molto curioso, nato con la vocazione della scoperta, tutto teso all’esplorazione del funzionamento delle cose, all’osservazione della natura, all’analisi degli elementi che creano energia, come il fuoco, l’acqua, l’aria, ma soprattutto interessato ai moti dell’animo, ossia all’osservazione delle più varie espressioni dell’essere umano e alle emozioni che prova.
La storica dell’arte esordirà tracciando un ritratto dell’uomo Leonardo, ripercorrendo la vita e la carriera attraverso l’analisi delle opere più significative, alcune delle quali, come la Gioconda, verranno commentate con maggiore approfondimento. Verrà messo in evidenza soprattutto il carattere multidisciplinare del modus operandi dell’artista dal quale spesso scaturisce una difficoltà interpretativa che determina l’aspetto ambiguo e enigmatico delle sue opere. I suoi visi sono illuminati da una luce particolare che sfuma le ombre e illumina lo sguardo sospendendo il soggetto in un momento di eterna espressione. I suoi sfondi paesaggistici si fondono con le rocce, le nuvole sono velature nel cielo e tutto assume un carattere di indeterminatezza e di cambiamento. Poiché tutto cambia, è il mutevole, il transeunte, il campo di speculazione dell’artista: il vento che muove i capelli, il cielo che trascolora, una fiammella che si spegne, l’ombra di un angelo, il germogliare di un fiore, un sorriso imbarazzato, una lacrima sulla guancia, uno sguardo fugace. La natura e l’uomo sono il suo eterno tavolo da gioco: Leonardo per studiare, osservare, annotare, spesso si dimentica di mangiare, persino di dormire. Per questa sua ricerca eterna non conclude le opere e utilizza il disegno e la pittura soprattutto come indagine della realtà. Si era inventato una sveglia a acqua che si legava al piede per alzarsi la mattina, altrimenti avrebbe indugiato nel sonno. Il suo lavoro era febbrile, e il più disparato e disordinato che si possa immaginare. Poteva lavorare al monumento equestre di Francesco Sforza e intanto studiare l’antico, tutta la tradizione figurativa del condottiero a cavallo, mentre osservava dal vero il movimento e il comportamento del cavallo e ne realizzava disegni anatomici. L’archeologo Alessandro Locchi interverrà proprio analizzando gli importi di Leonardo e l’antico e come si poneva il grande artista nei confronti delle opere degli antichi greci e romani. La gara con l’antico era qualcosa di imprescindibile per uno studioso del Rinascimento che affascinava ma che poteva anche gettare nella disperazione più totale constatando l’antica magnificenza contro la contemporanea incapacità di tecnica esecutiva o di mancanza di mezzi. La sfida dell’artista del ‘500 consisteva non solo nell’eguagliare l’antico, già impresa ardua se pensiamo a opere straordinarie come il Laocoonte o il Toro Farnese, ma persino superare la maestria degli antichi.
Durante i pochi momenti di svago si dilettava a inventare ricette e rebus per la corte, a suonare la lira e a scrivere versi. “Caro Benedetto Dei, per darti nuove de le cose qua di Levante, sappi come nel mese di giugno è apparito un gigante che vien di la diserta Libia”. Questo l’esordio di una celebre pagina di appunti, dedicata a quello che per Leonardo era un esercizio di scrittura immaginifica, esempio del suo cimentarsi con il genere della letteratura fantastica sognando paesi lontani, soprattutto l’Oriente. Il 3 luglio 1503 arriva a indirizzare al Sultano Baiazeth una lettera di presentazione, di cui sopravvive negli archivi di Istanbul la traduzione in turco, spedita da Genova in cui comunica di aver preparato alcuni progetti per lui: mulini a vento, una pompa utile a prosciugare la cala delle imbarcazioni e il ponte sul Bosforo. Purtroppo per lui il sultano non lo prende in considerazione e dovrà restare al servizio del tremendo Cesare Borgia. Si consola trovando l’amicizia col misterioso Bartolomeo Turco, il quale gli scrive delle meraviglie dell’arcipelago del Mar del Ponto. Persino tra gli studi di fisiognomica di Leonardo è possibile rinvenire istantanee della composita e variegata multiculturalità mediterranea. La civiltà delle corti favorisce la progressiva mobilità transcontinentale di risorse umane: tipi fisiognomici semitici e negroidi di provenienza mediterranea impiegati come forza lavoro ma più spesso esibiti a corte come parti di un multiforme ed esotico corredo di svago, intrattenimento e talvolta persino propaganda politica (giullari, paggi, buffoni). Leonardo ne indaga i “moti dell’animo” e accanto allo “psicologo” c’è anche il medico che si esercita sulle dissezioni e realizza disegni anatomici, persino sul funzionamento degli organi genitali, sezioni che nessuno aveva osato rappresentare. Da qui l’intervento inedito e esclusivo della dott.ssa Arianna Arisi, cardiologa, la quale partendo dalle tavole giovanili in cui il pittore fiorentino sezionava rane e scimmie arriverà ad illustrare i capolavori degli anni milanesi in cui Leonardo , disponendo finalmente di cadaveri umani, potrà finalmente raffigurare la meraviglia del corpo umano con l’occhio, però, dell’uomo del Rinascimento. Leonardo elaborerà un’associazione tra le parti e il funzionamento del corpo con l’architettura e la meccanica ingegneristica: le ossa delle articolazioni diventano leve mentre i tendini dei muscoli del collo sono rappresentati come le sartie di una nave con cui è eretto l’albero maestro. Ancora : le arterie sono rami di un fiume o di un nocciolo che è il cuore. Il cranio invece ha la forma della “gupola” del Duomo di Milano. E come ogni filosofo del Cinquecento Leonardo tenta di trovare la risposta alla domanda che dai tempi antichi interroga gli uomini : dov’è il luogo in cui risiede l’anima?

Silvia De Angelis
Dopo la laurea (con lode e menzione d’onore) presso l’Università “La Sapienza” (Roma) in Iconografia e Iconologia si è specializzata nella stessa Università in Storia dell’Arte Moderna. Ha collaborato con le Università di Venezia Ca’ Foscari e di Parma, con il GettyMuseum di Los Angeles, a Roma con la Galleria Doria Pamphilj, la Pinacoteca Capitolina, Palazzo Braschi, Palazzo Barberini e Palazzo Venezia. Ha condotto studi su Caravaggio, Bellini e i Veneti, su Dosso Dossi e la pittura ferrarese, Guercino e Vanvitelli.
Si è laureata sul Monastero di San Paolo a Parma, analizzando nello specifico la camera dell’Araldi commissionata dalla badessa Giovanna da Piacenza, tentando l’interpretazione iconografica e iconologica del ciclo, ricostruendo la storia di Parma nel primo quarto del ‘500, tracciato un’analisi della società di quel momento soprattutto dei circoli umanistici che potevano essere entrati in contatto con la potente badessa e averne suggerito gli artisti e i complessi programmi iconografici, ispirati alla numismatica, al collezionismo di antiquariato, alla ripresa dell’antico, a fonti letterarie ricercate, e di certo influenzate da menti colte appassionate di esoterismo e alchimia.

Arianna Arisi
Laureata con lode in Medicina e Chirurgia presso Università di Parma, dopo la specializzazione in Cardiologia, svolta in parte negli Stati Uniti (Cleveland, Ohio), ha conseguito un  Dottorato di ricerca in Radiologia cardiovascolare presso l’ateneo parmense.
Dal 2006 vive e lavora a Roma.
Appassionata di teatro, pittura rinascimentale e barocca, collabora con la  dott.ssa De Angelis nella divulgazione, in chiave medico-scientifica, delle opere d’arte.

Alessandro Locchi
Archeologo, Dottore di ricerca in Storia delle Religioni, pubblicista. Si e’ laureato con lode in lettere classiche nel 1999 presso l’Università degli Studi “la Sapienza” di Roma con una tesi incentrata sulla policromia nell’ambito della cultura greca.
Nel 2005 ha concluso il corso di Dottorato di Ricerca, seguito presso il dipartimento di Studi storico –religiosi della medesima Università con una trattazione dedicata alla rappresentazione in forma taurina del dio greco Dionysos. Guida autorizzata di Roma e provincia lavora nell’ambito della divulgazione culturale dal 1997 realizzando corsi e itinerari in Italia e all’estero.

 

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L’iniziativa è ad ingresso gratuito e senza obbligo di prenotazione

Info:

0522 456477 Musei Civici – uffici, via Palazzolo, 2
(da lun a ven: 09.00 – 13.00 / mar, gio: 14.00 17.00)
0522 456816 Palazzo dei Musei, via Spallanzani, 1
orari di apertura
musei@comune.re.it