Urne cinerarie dalla necropoli di Bismantova, III sec. a.C – inizio II sec. a.C. Musei Civici di Reggio Emilia. Foto Carlo Vannini

Correte al villaggio cantando di gioia, e subito vi si fanno incontro le donne e i bambini, piangendo di felicità: siete salvi! Il pericolo non è scampato del tutto e i Romani torneranno di certo, ma in questo momento non vi importa.
Abbracci forte la tua bambina e l’accarezzi teneramente: vivrete insieme, libere e felici, su questo monte. Nessuno vi darà ordini, nessuno vi separerà. La vita scorrerà lenta e serena fino al momento in cui sarete sepolte con il corredo di vasi dipinti a bande, tipici del vostro popolo, e i vostri oggetti più preziosi, come la tua cintura. O fino al momento del prossimo attacco.

Fine.

 

Nel 2009 un arrampicatore, che voleva salire sulla cima della Pietra di Bismantova, ha messo il piede in una cavità e ha sentito qualcosa di strano: aveva scoperto la sepoltura di una famiglia di antichi Liguri! Gli archeologi che hanno scavato quel piccolo sito hanno trovato 3 tombe con il loro corredo, oggetti preziosi donati per accompagnarli nel viaggio nell’aldilà.
Una di queste tombe era di una donna adulta. Il suo corpo è stato bruciato su una pira funebre ricoperta di tutti i suoi gioielli: una grande cintura di bronzo, 6 fibule (spille per chiudere il mantello), anelli, braccialetti e forse una collana, di cui è rimasta solo una perlina. Doveva essere una donna importante… E’ vissuta al tramonto della sua civiltà, negli ultimi decenni in cui il suo popolo ha vissuto libero negli Appennini. Poi l’arrivo degli eserciti romani ha cambiato tutto e la Pianura Padana e le montagne sono diventate parte del mondo romano.
Non sappiamo il nome di questa donna ligure, forte e libera. Noi l’abbiamo chiamata “Nemetia” che, nella lingua del suo popolo, significa “bosco sacro”.

 


 


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