La scienza del colore
1892 – 1915, LA RISCOPERTA DEI DIVISIONISTI

Il processo di pieno riconoscimento dell’opera di Antonio Fontanesi dopo la morte trova nell’Esposizione Retrospettiva della Promotrice di Torino del 1892 il primo momento di rinnovato interesse verso il suo lavoro.
Leonardo Bistolfi, impegnato in prima persona nell’organizzazione della mostra, chiama in quell’occasione a raccolta gli amici: “Desidero che veniate tutti a veder Fontanesi!”. Grazie anche ai suoi incitamenti Vittore Grubicy si fa in più occasioni portavoce dell’importanza di Fontanesi che aveva conosciuto nel lontano 1879 e di cui sottolinea la modernità indicandolo come uno dei precursori della tecnica divisionista.
Più tardi anche Angelo Morbelli, parlando della pittura divisa affermava: “essa fu praticata, per intuizione, dal Cremona, dal Ranzoni, un po’ più per scienza, dal Fontanesi”.
Quanto Fontanesi potesse rappresentare per la generazione di artisti nati dopo gli anni Cinquanta ben lo dimostrano le attestazioni di interesse e stima verificabili già a partire dagli anni Novanta. Un’attenzione verso l’opera fontanesiana che non si limitava ai soli procedimenti tecnici ma che si estendeva ad una riflessione sullo stesso motivo del paesaggio, interpretato alla luce della nuova concezione della pittura come “stato d’animo”.
Anche Pellizza da Volpedo, dopo gli entusiasmi della visita alla retrospettiva del ’92, tornerà a ribadire la centralità di Fontanesi nel suo percorso di pittore, (“maestro che ammiro ognora più”), in particolare negli anni del suo avvicinamento alla pittura di paesaggio: “In seguito sarò più che altro un paesista scrive a Morbelli – Fontanesi m’aiuta a trovar me stesso; che altro non sono se non un solitario amante della vergine natura selvaggia diffondentesi nella luce”.
Un riconoscimento verso l’artista che – nel caso di Grubicy e di Luigi Conconisi estendeva a forme di collezionismo diretto, un’attestazione certa di stima verso l’artista e il suo lavoro.

Vittore Grubicy de Dragon, Inverno, 1898, olio su tela, Venezia, Fondazione Musei Civici di Venezia, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro 2018 © Archivio Fotografico - Fondazione Musei Civici di Venezia

Giuseppe Pellizza da Volpedo, I due pastori nel prato di Mongini (Novembre), 1901, olio su tela, Torino, GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea

Angelo Morbelli, Pax - La stalla, 1918, olio su tela, Alessandria, Collezione Fondazione Cassa di Risparmio