Marco Emilio Lepido e Reggio
Elisabetta Farioli

Nuovo appuntamento di approfondimento sulla mostra “ON THE ROAD. Via Emilia 187 a.C. – 2017”, oggetto di un lungo calendario di eventi e conferenze che ci accompagnerà fino a luglio. Esperti nei vari settori, da quello archeologico a quello geo-naturalistico, si alterneranno per esplorare insieme al pubblico i diversi argomenti trattati in mostra.

Nell’ambito degli eventi celebrativi della manifestazione “2200anni lungo la via Emilia”, alla città di Reggio spetta proporre specificamente una riflessione sulla storia della Via Emilia e sul suo Fondatore, sul suo significato nella contemporaneità.
Reggio è l’unica città emiliana che conserva nel proprio nome il ricordo del fondatore (eponimo), ma anche della strada su cui si impostava l’intero popolamento della regione che, a sua volta, da essa avrebbe preso nome. E la regione Emilia è probabilmente l’unica al mondo a derivare il proprio nome da quello di una strada. Da limes, il confine fra l’Italia romana e un nord abitato da popolazioni “altre”, la Via Emilia non avrebbe tardato a diventare, oltre che l’asse portante delle comunicazioni padane, anche il collante di genti parlanti lingue e portatrici di culture diverse. La mostra “ON THE ROAD. Via Emilia 187 a.C. – 2017” dedica particolare importanza alla riscoperta della figura di Marco Emilio Lepido, il geniale costruttore che, sgominati i Celti e i Liguri, decise la costruzione di una lunghissima strada che collegava le colonie di Rimini e Piacenza, ma anche alla sua fortuna nel corso dei secoli.

Ma quale è il rapporto di Reggio Emilia oggi col suo fondatore? Ne parlerà l’11 marzo, alle ore 16.00 a Palazzo dei Musei, Elisabetta Farioli, direttrice dei Musei Civici di Reggio Emilia, in un incontro del ciclo “Il Tè delle Muse”.

Scarsi ed episodici sono i tributi che Reggio Emilia ha reso nei secoli al suo fondatore ed eponimo, di rado ricordato tra i suoi protagonisti illustri, poco conosciuto e quasi ignorato dalla storiografia locale, lontano dall’immaginario e dal sentimento collettivo della città (solo nel 1964 si pensa all’intitolazione di una strada, ma è una piccola via senza uscita nell’immediata periferia..). Già nel 1477 il Ferrarini, nella sua raccolta di iscrizioni romane, è costretto a inventarsene una dedicata a a Marco Emilio. Dopo quasi cento anni, non a caso in epoca tardo rinascimentale, si colloca il più importante contributo alla ricostruzione dell’immagine del console romano, la grande scultura di Prospero Sogari Spani (detto il Clemente) alta oltre nove metri, dapprima realizzata in una provvisoria versione in stucco per la visita del duca di Modena Alfonso II d’Este nel 1560 e poi in marmo. La scultura, nonostante i tentativi del Clemente, aiutato dall’autorevole Gasparo Scaruffi, non sarà mai acquistata dalla Comunità di Reggio e alla fine ai primi del Settecento finirà a Modena, dove è ancora oggi collocata sulla facciata dell’Accademia Militare. Solo a fine Settecento, per opera dello scultore francese Antonio Bertrand venuto a Reggio Emilia per insegnare alla Scuola di Belle Arti,Reggio Emilia avrà la sua statua di Marco Emilio Lepido, che ancora domina la scala di accesso alla Sala del Tricolore. La sua copia, realizzata con stampanti 3D, da novembre è stata collocata al centro delal Vai Emilia, a indicare la direzione della mostra presso Palazzo dei Musei che finalmente mette a fuoco il grande protagonista della fondazione di Reggio Emilia.


L’evento si inserisce nel più ampio progetto “2200 anni lungo la Via Emilia” promosso dai tre Comuni di Modena, Reggio Emilia e Parma, dalle Soprintendenza Archeologia di Bologna e di Parma, dal Segretariato Regionale Beni, Attività culturali e Turismo, e dalla Regione Emilia – Romagna.

 

 

L’iniziativa è ad ingresso gratuito e senza obbligo di prenotazione

Info:

0522 456816 Palazzo dei Musei, via Spallanzani, 1
Durante gli orari di apertura della sede.
musei@comune.re.it