Balsamario in vetro (contenitore per profumi), fine I – inizio II sec. d.C.  Musei Civici di Reggio Emilia. Foto Carlo Vannini

Quando rientri nella stanza Vaccia Giustina è sveglia e Zara, la schiava armena, le sta sistemando i capelli. Quando ti vede entrare il suo volto s’illumina: «Oh, Graphis! Ti stavo cercando, ho proprio bisogno di te». Ti indica un tavolino con sopra un rotolo di pergamena. «Vieni a scrivere gli inviti per gli ospiti del banchetto di stasera». Non vuoi raccontare quello che hai visto di fronte a Zara, una delle ultime schiave entrate in famiglia, per cui ti siedi in silenzio al tavolino. «Scrivi, cara: Vaccia Giustina a Ulpia Tertulla, salve! Avrai saputo della nomina di mio marito a Maestro del collegio dei Seviri, e per la seconda volta! Spero vorrai venire a Brixellum per festeggiare con noi questa sera. Il viaggio è una noia, ma ci sarà gente importante. È un peccato che il tuo caro marito sia lontano! In quale di quelle terribili e barbariche terre a Nord è stato inviato? Ti aspetto, conservati in salute».

Terminate le lettere, ti rivolgi timidamente alla padrona: «Signora perdonami, avrei bisogno di parlarti in privato». «Ma certo bambina!», risponde lei. «Lasciaci Zara», ordina. Zara posa lo specchio con cui stava facendo vedere l’acconciatura alla padrona ed esce in silenzio. Racconti ciò che hai visto e la signora si mostra preoccupata.
«Dei ladri, dici? In questa casa? Vieni, andiamo a controllare che non abbiano preso nulla». Andate subito in una delle stanze accanto, nella quale Vaccia Giustina conserva un piccolo scrigno d’alabastro che contiene i suoi gioielli più preziosi. Solo la padrona possiede le chiavi dello scrigno, ma quando lo apre scopre che sono spariti i suoi bellissimi orecchini d’oro e ametista. Il volto della matrona si fa bianco come un lenzuolo. «Tradimento!» grida, «Solo chi abita in questa casa è a conoscenza del nascondiglio di questo scrigno! Abbiamo una serpe in famiglia!». Si appoggia al muro con una mano, sconvolta.

Poi, come una vera matrona romana, rialza la testa e, seppure pallida, dice: «Non parlare a nessuno di questo, Graphis, non ancora. Non voglio che mio marito si preoccupi proprio oggi, nel giorno dei festeggiamenti a lui dedicati. Gliene parleremo domani, quando tutto sarà più tranquillo. Fino ad allora, bambina mia, tieni gli occhi aperti e vieni a riferirmi qualsiasi stranezza ti capiti di vedere».
La padrona ti fa cenno di uscire. Sulla soglia incroci Zara, in attesa. Ti accorgi che ha origliato la vostra conversazione, e stai per sgridarla ad alta voce quando lei ti mette una mano sulla bocca e con voce supplicante ti dice: «Se tu non dici alla padrona che ho ascoltato tutto, io ti svelerò un segreto!».

Vuoi ascoltare il segreto di Zara?

Preferisci dire alla padrona che ha disubbidito?