Testa in marmo con oboli. Allestimento mostra “On the road 187 a.C. – 2017”.  Musei Civici di Reggio Emilia. Foto Carlo Vannini

Ti divincoli dalla presa di Zara e la guardi con freddezza. «Ubbidire agli ordini è nostro compito, armena. Se tu non ne sei capace, allora non sei degna di appartenere a questa famiglia» le dici, sprezzante. Rientri nella stanza e racconti alla tua padrona quello che ha fatto. Lei, già arrabbiata per il furto, ordina che Zara sia battuta con decisione e rimandata al mercato degli schiavi per essere venduta. «In questa casa non tolleriamo i tradimenti e la disubbidienza» dice furiosa. Zara viene trascinata fuori dalla domus e due schiavi la colpiscono più volte con una verga di legno per punirla. Tu assisti alla scena da dietro le porte della casa, sconvolta e in preda ai sensi di colpa. Tra le grida di Zara riconosci alcune parole dal suono terribile:

«Che gli dei ti diano una sorte peggiore della mia, Graphis! Tu, che mi infliggi tale dolore!» Una maledizione! Scappi in casa piangendo e sperando che quelle parole non ti raggiungano. La sera tutto si è calmato. Arrivano gli ospiti, la festa comincia.

Insieme alle altre ancelle spii di nascosto le matrone, bellissime e ornate di gioielli d’oro e pietre preziose. A notte fonda, quando la festa è finita da un pezzo, agli schiavi è perfino concesso finire gli avanzi gustosi del banchetto. Ma tu non hai fame e ti senti molto stanca. Ti stendi sulla stuoia con un dolore terribile all’addome che s’irradia in fitte fino al fianco destro. Cerchi di dormire ma passi una notte agitata in preda alla febbre. È l’inizio di un male che in pochi giorni ti strapperà all’affetto dei tuoi padroni. La maledizione di Zara ti ha raggiunta.

La tua storia finisce qui.

 

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