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Il caso di Vincenzo

Vincenzo B., figlio del professore B. Enrico (medico chirurgo) e di maura P. C.

Nato il 1877, venne ricoverato al San Lazzaro all’età di 17 anni: i medici annotano che era di corporatura sana e robusta, ma anche che la madre era isterica e il fratello “imbecille e depravato”.

Dall’anamnesi risulta che in gioventù era stato un ragazzo sveglio, anche se non studioso, litigioso con parenti e maestri. Spesso colpevole di furto, passò da un collegio all’altro, finché il 19 dicembre 1893  venne ricoverato nella casa di salute “Biffi” a Monza, per pazzia morale ereditaria.

Il 19 gennaio del 1894 il padre, pagando la quota d’iscrizione di ben 556 lire, lo fece internare al San Lazzaro: Vincenzo alloggiò per tutto il periodo nella Classe I (quella per i degenti benestanti) e ogni mese il padre pagò le 260 lire.

Durante il ricovero presenta un carattere perverso, insensibile, affettuoso, anche se mantiene un comportamento di ribellione verso i medici, che notano come non provi affetto verso il padre, né verso i parenti. Viene sottoposto ad idroterapia e passa le giornate dedicandosi allo studio e alla lettura.

Venne dimesso il giorno 1 novembre 1895 e nella sua cartella è conservato anche un ricco carteggio: lì non sono conservate lettere del padre a Vincenzo, ma ce ne sono diverse che ha inviato ai medici: è un chirurgo, quindi parla ai dottori del San Lazzaro chiamandoli “colleghi” e numerose volte si confronta con loro riguardo la “follia morale” riscontrata in suo figlio Vincenzo. Egli in più lettere chiede se sia possibile far uscire suo figlio dal frenocomio di San Lazzaro; in altre, invece, pretende che egli sia rinchiuso e che gli si applichino dure restrizioni. Vincenzo è assalito dalla paura che suo padre sia deluso di lui: molte lettere gli domanda il motivo dell’assenza di risposte.

Vincenzo invece scrive ai familiari, ad esempio al padre a cui domanda il motivo dell’assenza di risposte alle sue lettere e a cui chiede denaro o altri oggetti, al fratello, a cui dice che vuole essere liberato al San Lazzaro perché rischia di impazzire; ma anche al direttore del San Lazzaro, per esplicitare le sue richieste riguardo alla qualità del trattamento che riceve:

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Testi di: Laura Beltrami, Monica Gianotti,  Deborah Lastra, Rachele Lusuardi