Le diagnosi dei pazienti in entrata, le condizioni e i sintomi che portavano al ricovero in manicomio.   Confronto con l’attuale classificazione diagnostica.

Avendo i distrurbi mentali basi biologiche-ereditarie, psicologiche, sociali e presentando diverse sfaccettature possiedono diverse chiavi di lettura. E’ importante ricordare che la classificazione dei disturbi è una questione delicata che a lungo è stata sottoposta a variazioni in base alle diverse filosofie che hanno guidato, nelle successive fasi storiche, la ricerca scientifica.

In ospedale psichiatrico le diagnosi erano approssimative e sbrigative, formulate sulla base di sintomi più conclamati soprattutto del tipo aggressivo, ricoprivano quindi la funzione primaria di controllo sociale. Con la chiusura di tali strutture il paziente viene considerato finalmente come una persona nella sua interezza, con una sua dignità e libertà pur nella malattia: di conseguenza è stato completamente rivisto anche lo stesso concetto di diagnosi. Pertanto oggi, le diagnosi-sentenze sono superate a favore di una classificazione più ricca e complessa.

Un esempio di questa evoluzione è la modifica nella classificazione che veniva fornita nei primi decenni del 1900 e nella prima metà del secolo stesso. A quel tempo le malattie più frequenti erano: Epilessifrenia, Frenosi alcolica, Demenza senile, Frenosi pellagrosa, Imbecillità, e Lipemania tra il 1900 e il 1914; la Schizofrenia, la Melanconia, la Paranoia e gli stati depressivi negli anni successivi.

Appare chiaro come nel corso del ‘900 ci sia stato una notevole trasformazione delle diagnosi e che quelle dei primi del 1900 oggi siano riconducibili altri disturbi o malattie (ad esempio l’epilessifrenia è riconducibile a pazienti affetti da attacchi epilettici; la frenosi alcolica deriva dall’abuso di alcool; la pellagrosa deriva da una dieta squilibrata, basata esclusivamente su cereali con conseguente carenza di vitamine, e la demenza senile oggi è ampiamente conosciuta in malattie quali Parkinson e Alzeimer). Inoltre sono scomparsi nomi quali lipemania (oggi chiamata disturbo bipolare), melanconia (oggi chiamata depressione).

 

Nel 1952 esce, a cura della American psychiatric association,  il DSM (il Manuale diagnostico e statico dei disturbi mentali), che contiene la prima raccolta dei disturbi, di cui fornisce una organizzazione sistematica; ma l’ Italia si dimostrò conservatrice e poco permeabile a tale manuale, che venne pubblicato solo a partire dagli anni ‘80.

Attualmente siamo arrivati alla V edizione del DSM e sono state apportate importanti modifiche nel corso delle varie edizioni; ad esempio l’omosessualità che rientrava come malattia nella terza edizione viene eliminata nella quarta, mentre nella quinta sono state aggiunte patologie nuove quali l’accumulo e il gioco d’azzardo. Dalla loro creazione questi manuali hanno suscitato aspre critiche, in quanto vengono considerati da molti come una classificazione troppo pragmatica, che sembra annullare la normalità.

 

Testi di: Eleonora Camellini, Vincenza Piscitelli, Sara Salvarani, Giulia Scaglioli