3. Il Cinquecento è un periodo di armi e battaglie. Segnato da frequenti conflitti, è anche un secolo di grande mecenatismo e fioritura artistica. La corte estense ospita artisti come Tiziano, Dosso Dossi e Giovanni Bellini, poeti come Pietro Bembo, Ludovico Ariosto, Torquato Tasso. Anche Reggio Emilia partecipa a questa rinascita delle arti. Importanti opere vengono commissionate ad ornamento di chiese e altari di famiglia.
Il 24 ottobre 1522, il pittore Antonio Allegri, noto come il Correggio, stipula un contratto con Alberto Pratonieri per realizzare un dipinto raffigurante L’Adorazione dei pastori. L’opera è destinata a decorare la cappella di famiglia nella chiesa di San Prospero a Reggio Emilia. Il dipinto viene consegnato nel 1530, suscitando grande ammirazione e ancora oggi è considerato uno dei capolavori dell’arte italiana per il contrasto tra la luce divina che illumina il Bambino e le tenebre circostanti, che crea un’atmosfera magica. All’inizio del Seicento, il grande dipinto lascia la chiesa di Reggio Emilia per entrare nelle collezioni ducali di Modena, come accade per molte altre opere reggiane.
Nel 1746, a causa dei debiti accumulati durante la Guerra di Successione austriaca, il duca Francesco III d’Este si trova costretto a vendere una parte delle preziose collezioni estensi ad Augusto III, Elettore di Sassonia e Re di Polonia. In quell’anno, circa 100 opere d’arte lasciano Modena in cambio di 100.000 zecchini, pari a circa 350 chili d’oro. L’Adorazione dei pastori del Correggio, conosciuto anche come La notte, di cui qui si presenta una copia, è esposto presso la Gemäldegalerie di Dresda.
Un piccolo modellino in legno ricorda l’innovativo intervento di fortificazione compiuto per volere di Ercole II che fa rafforzare le mura difensive con la costruzione di imponenti bastioni.