3b – Gli oggetti-ricordo della guerra e della Resistenza | Il Museo Cervi
Il Museo Cervi si trova nella bassa pianura reggiana, fra i Comuni di Gattatico e Campegine, ed è ambientato nella casa colonica dove la famiglia Cervi arriva nel 1934. Contadini mezzadri, i Cervi compiono all’inizio degli anni ’30 scelte che si riveleranno fondamentali sia in ambito produttivo sia nel consolidamento di un deciso orientamento antifascista.
Fucilati insieme a Quarto Camurri per rappresaglia nel dicembre del 1943, la vicenda dei sette figli maschi di Genoeffa e Alcide assume da subito un forte valore simbolico, mentre la loro casa – durante il secondo conflitto mondiale punto di riferimento e di concreto aiuto per antifascisti renitenti alla leva e per chi si opponeva alla guerra – diventa la meta privilegiata di tutti coloro che si riconoscono nei valori dell’antifascismo e della democrazia.
Casa Cervi diventa “Museo per la storia dei movimenti contadini, dell’antifascismo e della Resistenza nelle campagne” dopo uno spontaneo processo di trasformazione e il susseguirsi di progetti museali che culminano con l’allestimento del 2002 e, di seguito, con l’aggiornamento dell’allestimento degli ambienti al piano terra dell’edificio, nel 2021.
Annualmente Casa Cervi ospita migliaia di visitatori, di tutte le età, come esito del lavoro di valorizzazione delle date del calendario civile, della programmazione di attività di ricerca, didattiche, museali, di promozione del patrimonio materiale e immateriale, ideale, con al centro l’attualizzazione della Resistenza e dei suoi valori.
Nel tempo un vero e proprio pellegrinaggio laico da parte di delegazioni ufficiali da tutto il mondo, di gruppi organizzati e di singole persone ha portato al formarsi di una vera a propria raccolta di souvenir, lasciati come segno del passaggio, come testimonianza di un legame, anche personale, con Casa Cervi e della volontà di garantire così, con un ‘omaggio’, con un segno tangibile, la trasmissione della storia e della memoria della vicenda della famiglia Cervi, rinnovandola. Si è generato così una sorta di originalissimo ‘rituale del dono’ che è parte integrante, a partire dal dopoguerra e fino quasi alla fine del ‘900, del processo di trasformazione della casa contadina in Museo e in Luogo di memoria
La raccolta di souvenir è stata recentemente oggetto di riordino nell’ambito del progetto RE-ORG, promosso dalla Regione Emilia-Romagna, il quale ha portato alla costituzione della Rete di scopo “Depositi e Patrimoni in rete” cui partecipano dodici musei della Regione che insieme lavorano per la gestione e la valorizzazione dei patrimoni in deposito.
Approfondimenti:
Quella dei Cervi non è solo una Casa. Non è solo un Museo. E’ un luogo della nostra memoria.
I sette fratelli reggiani vengono fucilati dai fascisti il 28 dicembre 1943, quando la Resistenza è appena iniziata.
Già durante la lotta il loro nome entra in storie e canzoni, e anima alcuni gruppi partigiani dell’Appennino.
Il 28 ottobre 1945 si svolge, tra Reggio e Campegine, il loro funerale, recentemente rievocato in un bello spettacolo.
E già nel 1946 viene composta un’opera teatrale a loro dedicata.
Il 7 gennaio 1947 il Presidente Enrico De Nicola consegna le loro medaglie d’argento alla memoria.
Luigi Longo li canta come martiri combattenti del “Secondo Risorgimento”.
È in effetti l’anniversario del Tricolore, altro simbolo reggiano; e quel giorno sul palco c’è anche la giovane costituente Nilde Iotti, che nel 1980, da Presidente della Camera, rievocherà insieme i due miti.
Nel 1949 il suo compagno Palmiro Togliatti, segretario del Pci, rifonda proprio a Reggio la Fgci e descrive i Cervi come modelli ideali per la gioventù del “partito nuovo”.
A fine anni Quaranta iniziano anche le gite a Casa Cervi organizzate dai “pionieri” o dalle “rondinelle” dell’Udi.
Zavattini ricorda le foto (compresa quella autografata da Togliatti nel 1946) e i soprammobili.
Nel 1952 viene eretto il monumento funebre in loro onore nel cimitero di Campegine (mentre non viene realizzato il mausoleo progettato dall’ingegner Pucci nel 1959).
Nel 1953, per il decennale, cominciano a scriverne Calvino e Calamandrei; e Mazzacurati scolpisce la medaglia in cui rappresenta i fratelli come sette stelle.
Nel 1954 esce il libro per ragazzi di Renato Giorgi; e Quasimodo dedica ai Cervi la poesia Alla loro Italia.
Nel 1955 esce I miei sette figli, il libro intervista di Renato Nicolai all’ottantenne papà Cervi, che diventa uno straordinario best e long seller.
Alcide, ricevuto anche dal Presidente Luigi Einaudi, diventa una sorta di “padre della patria”, da portare in processione; o un oracolo laico a cui rivolgersi per chiedere consigli e rassicurazioni.
Il Pci, che dedica ai Cervi la campagna di tesseramento, comincia anche a parlare di un museo.
Nel 1960 papà Cervi parla ai funerali dei morti di piazza del 7 luglio; e poi incontra Silvano Franchi, fratello di uno degli uccisi.
Nel 1961 la casa, acquistata dalla famiglia nel 1955, viene ristrutturata con l’aggiunta di un piano.
Viene così ricavata una stanza dove accogliere i tanti pellegrini e i loro doni, insieme con le medaglie e gli oggetti lasciati dai fratelli (libri, quaderni, attrezzi).
Un resoconto dell’epoca cita diplomi e stendardi, ma anche un piatto di ceramica inglese e una raccolta di pipe cinesi.
Viene anche messa una prima targa (per iniziativa della Fgci); e un’altra poco dopo, fuori dal cortile.
Nel 1963, per il ventennale, torna a Reggio Longo, ma parla anche il democristiano Corrado Corghi, che collega l’internazionalismo dei Cervi a quello di Giorgio La Pira.
Nel 1964, quando i visitatori sono già quasi 5.000 all’anno, Alcide dona i cimeli alla Provincia, chiedendole di tutelare questo patrimonio (la donazione viene accettata solo nel 1967, dopo un lungo dibattito, in cui emerge anche l’ipotesi di trasferire tutto ai Musei Civici).
Nel 1968 esce il film I sette fratelli, con Gianni Puccini regista, Cesare Zavattini sceneggiatore e attori come Riccardo Cucciolla e Lisa Gastone, ma soprattutto Gian Maria Volonrè il cui Aldo occhieggia a Che Guevara.
Nel 1970 papà Cervi muore (anche se Silvio Berlusconi non se ne accorge…). I suoi funerali sono una festa popolare, con oltre 200.000 persone e inteventi di Giorgio Amendola, Ferruccio Parri, Sandro Pertini.
Nel 1971, padrini Emilio Sereni e Umberto Terracini, nasce l’Istituto Cervi.
L’anno dopo la Provincia acquista il podere e gli stabili, affidando all’Istituto la gestione di quello che ormai è a tutti gli effetti un museo.
Da allora molto è cambiato, in quella casa e fuori.
Nel 1976 l’Istituto ha aperto una sede a Roma, che è stata poi chiusa nel 2003.
Dal 1988 è cominciato il rito della pastasciutta antifascista, che dal 2001 si svolge il 25 luglio e dal 2008 ha dato vita a una rete ormai internazionale.
Nel 1989 è nata l’idea del parco agroambintale.
Nel 1993, 1997, 2001 ci sono stati diversi riallestimenti.
E in quell’anno si è svolto il primo Festival Teatrale della Resistenza, oggi punto fermo della stagione estiva.
Nel 2005 è stata inaugurata la Quadrisfera.
Nel 2008 (poco dopo la morte di Maria, la prima nipote, a lungo custode della memoria familiare) è sorto vicino alla Casa il nuovo edificio che ospita uffici e servizi, ma soprattutto la Biblioteca Emilio Sereni.
Nel 2013 è stato dipinto dagli artisti del Collettivo FX il radar meteorologico, facendone un “distributore di idee antifasciste”.
Nel 2019 è stata inuagurata la Biblioteca per ragazzi Il Mappamondo.
Nel 2021 è stato realizzato il nuovo allestimento museale, che tra l’altro riserva una stanza alla memoria, mostrando tanti degli oggetti ricevuti.
Nel 2024 è uscita, finalmente, una storia di quella storia.
E ancora si sta lavorando sulla vicenda dell’Istituto.
Casa Cervi è dunque diventato uno luogo di memoria e della memoria (per la differenza chiedere a Mario Isnenghi).
Uno dei più importanti presidi italiani sull’antifascismo, la guerra e la Resistenza: uno tra i cinque di rilievo nazionale individuati dal Parlamento; tra i fondatori della rete italiana Paesaggi della Memoria; oggi inserito anche nella rete europea Liberation Route.
Ma in quella casa non è racchiusa solo la memoria della famiglia, delle sue imprese agricole e resistenziali.
C’è anche la storia di chi quella storia l’ha voluta sentir raccontare.
E riraccontare.
Perché dopo un raccolto, ma anche un racconto, ne viene un altro.
Parlando con Alcide, con le vedove, con i figli.
Discutendo con Adelmo.
Visitando il museo.
Partecipando a grandi riti collettivi come il 25 aprile o la pastasciuttata del 25 luglio.
A Casa Cervi vanno i Presidenti della Repubblica (il primo è stato Pertini nel 1980, poi ci sono passati tutti).
Vanno i grandi intellettuali, da Calvino a Calamandrei, da Quasimodo a Rodari.
Vanno le scolaresche.
Vanno anche i turisti (oltre 30.000 l’anno da tutto il mondo).
Ma a Casa Cervi vanno soprattutto coloro che si riconoscono nei valori che quella storia esprime, e che vanno lì per sentirli vivi, parteciparne, rilanciarli.
In un pellegrinaggio laico che però ha tutti i caratteri del rito, come ci ha insegnato Marco Cerri.
Per questo a Casa Cervi ci sono tanti oggetti donati, che vengono da ogni dove: “Oggetti spesso senza qualità intrinseca, ma dal grande valore simbolico e documentario, perchè testimoni della volontà popolare di sentirsi parte di questa storia “ (così nella Guida).
Non sono “souvenir” nel senso classico del termine, cioè oggetti del ricordo che si portano indietro da un viaggio per conservarne la memoria.
Sono piuttosto come gli exvoto di un pellegrinaggio religioso: oggetti che noi portiamo nel luogo di culto per segnalare il nostro passaggio.
O come il gagliardetto che regaliamo alla squadra avversaria quando andiamo in trasferta.
O ancora come l’adesivo o il graffito che lasciamo come traccia del nostro passaggio nei poli di maggior atttazione turistica.
Quelli dove bisogna andare almeno una volta, non importa quando e con chi.
In più di ottant’anni di accoglienza, Casa Cervi ha raccolto un incredibile patrimonio di questi oggetti.
Essi sono di tre tipi.
Alcuni parlano del luogo da cui il donatore proviene: ecco dunque la Torre Eiffel e quella di Pisa, i Mori di Livorno e il Duomo di Parma, lanterne e vasi di Murano, l’ acqua del Piave e la terra dei campi di concentramento.
Altri delle persone stessi che li hanno lasciati: trenini del dopolavoro, modellini di nave, macchinine; attrezzi da miniera, canne da pesca, giocattoli a congegno. Ma anche palle da baseball americane, ventagli cinesi, un candelabro ebraico.
La maggior parte però parlano dei valori che uniscono ospiti e ospitanti, il posto e il visitatore.
Prima di tutto, appare evidente, il comunismo.
Dirlo oggi, per un millennials, può sembrare straniante.
Ai tanti nostri nuovi concittadini che provengono dallo spazio ex-sovietico può suonare anche fastidioso.
Ma quel comunismo non è il dramma del socialismo reale, bensì, ancora, l’utopia di giustizia delle origini.
Un comunismo che in questa area (il reggiano, l’Emilia) rinasce nel dopoguerra sulla scia dell’impegno resistenziale e della vittoria di Stalingrado; recupera la base sociale e la strategia riformista del socialismo di inizio secolo (Prampolini docet); si fa “piccola Russia” prima di diventare “modello emiliano” (ma questa è una altra storia).
Tra gli ingredienti di questo mito identitario, sapientemente costruito dal Pci, i Cervi sono una componente chiave, come le Reggiane o il 7 luglio.
E gli oggetti simbolo, ripresi anche dai doni, sono il trattore e il mappamondo.
Comunismo significa prima di tutto dignità del lavoro: quello dei campi, ma anche delle officine.
Ma comporta anche il guardare lontano, fino in Russia: l’esotismo orientale, l’arte sacra, la grande letteratura. Gli orsi e le matrioske.
E poi ovviamente Lenin: il teorico del bolscevismo, la guida della rivoluzione d’ottobre, il fondatore dell’Urss (anzi, della CCCP, che qui diventa anche il nome di un gruppo postpunk).
All’inizio c’è anche Stalin, poi espunto (come si vede nella versione del 1971 del libro, emendata delle parti più “scorrette”).
Ma non mancano i cremlini, i piani quinquennali, gli sputnik.
Pugni chiusi, bandiere rosse, falci e martelli.
E ancora Garibaldi, Prampolini e Togliatti (in una linearità tutta di fantasia).
E molti partigiani, perche qui la Resistenza è stata soprattutto “rossa”.
Oggi i visitatori comprano un gadget (una cartolina dei Campi Rossi o una maglietta “partigiano reggiano”) o un libro (da quelli classici alla nuova collana di Viella).
Ma continua la pratica del dono, soprattutto di opere o prestazioni artistiche. Dai lavori di Alfonso Borghi (come il muro del museo o il nuovo mappamondo) alla voce recitante di Ottavia Piccolo che introduce la visita (insieme ad alcuni giovani ma già valenti storici).
Per non parlare dei tanti cantanti, giornalisti, scrittori che animano il 25 aprile.
Certo oggi i visitatori segnano il loro passaggio in modo diverso.
Magari scattano un selfie o lasciano un post sui social.
Ma passare a Casa Cervi non è solo fare una gita o partecipare a un evento.
E’ sentirsi parte di una storia, fare comunità, guardare l’orizzonte.
Dove c’è sempre un sole che nasce…
Mirco Carrattieri
Responsabile scientifico di Liberation Route Italia
DIDASCALIE VETRINA 4
GLI OGGETTI-RICORDO DELLA GUERRA E DELLA RESISTENZA
I SOUVENIR DEL MUSEO CERVI
1
Lenin con bambino per mano
Questa statuetta raffigura Lenin mentre tiene per mano un bambino. Lenin, vestito con un abito formale e un cappello, è raffigurato mentre guida il bambino, che guarda avanti come se guardasse verso un futuro luminoso. La semplicità della statuetta, con la sua estetica utilitaristica di metà XX secolo, incarna lo stile caratteristico dell’arte dell’era sovietica. Progettata per comunicare valori di leadership, unità e cura, questo souvenir offre un collegamento tangibile con l’immaginario culturale e ideologico che ha definito un periodo storico significativo
Busto di Lenin
Lenin (pseudonimo di Vladimir Il’ič Ul’janov; Simbirsk, 1870 – Gorki, 1924), rivoluzionario, politico, filosofo e scrittore russo, poi sovietico
Busto di Lenin
Ritratto di Lenin
Busto di Palmiro Togliatti
Palmiro Togliatti (Genova, 1893 – Jalta, 1964), politico, giornalista ed economista italiano, tra i più influenti e popolari dirigenti comunisti della storia mondiale, ha guidato il Partito Comunista Italiano dagli anni Venti agli anni Sessanta
Carillon SPACE 1957 SPUTNIK-1, URSS, 1957
Sputnik 1 è il primo satellite artificiale mandato in orbita intorno alla Terra. Costituito da una sfera di metallo levigata del diametro di 58 cm con quattro antenne radio esterne per trasmettere gli impulsi, viene lanciato dal cosmodromo di Bajkonur dall’Unione Sovietica il 4 ottobre 1957
Souvenir VOSTOK-1961, URSS, 1961
Vostok 1, la navicella sovietica che il 12 aprile 1961 porta il cosmonauta Jurij Gagarin a diventare il primo essere umano a volare nello spazio, compiendo un’orbita intorno alla Terra. Questo evento storico segna l’inizio del volo umano nello spazio e apre la strada all’esplorazione cosmica
PCI – sezione F. Cervi, Rehinfelden
Coppa della Sezione PC Caldiero e Colognola ai Colli, Verona
Pescatori e i cavatori di Portovenere
Sez. P.C.I. G. Bastreri, ottobre 1978
Falce e martello
Dono dei lavoratori BOFFI CUCINA (Lentate sul Seveso – MB) in visita il 28 maggio 1977
2
Al partigiano – Arcevia (Ancona)
Il 4 maggio 1944 sul Monte Sant’Angelo, nel comune di Arcevia (AN), si compie la strage nazifascista, nella quale sono uccisi 63 tra civili e partigiani italiani, nota come “eccidio di Monte Sant’Angelo”
Partigiano
Dono dell’ANPI di S. Eufemia (Brescia)
A.N.P.I Sezione Breda costruzioni ferroviarie, Pistoia, 14.5.1978
L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI) è un’associazione fondata dai partecipanti alla resistenza italiana contro l’occupazione nazista nella Seconda guerra mondiale. Nata a Roma nel 1944, mentre nel Nord Italia la guerra era ancora in corso, è stata eretta in ente morale il 5 aprile 1945. L’associazione degli ex partigiani è aperta, dal 2006, a chiunque condivida i valori della Resistenza
“Ai Cervi, i partigiani della Brianza, Arcore e Bernate”
Imbarcazione in legno
Gruppo Amici ANPI Acquate Lecco, 14.7.1968
“Oggi come ieri” ANPI Valle Strona P. Vercelli
3
Orso di metallo con scudo
Dono del Sindacato Pensionati Italiani SPI – CGIL di Pistoia in visita il 17 maggio 1978
Poggibonsi “Per la felicità dei giovani…”, FGCI
La Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI) è stata l’organizzazione dei giovani comunisti del Partito Comunista Italiano (PCI), scissione della Federazione Giovanile Socialista Italiana del 1921 e ricostituita nel 1949. Si scioglie nel 1990, a seguito di votazione avvenuta nell’ambito del XXV e ultimo congresso, tenutosi a Pesaro
UISP L. Montagna RE
Modellino riproducente la fucilazione dei Fratelli Cervi
La Società artistica culturale operaia “Fratellanza” di Fiume 12.6.1967
4
Modello nave “Adriatica”
“Donato allo Spett. Museo F.lli. Cervi quale perenne riconoscenza del loro sacrifici per la libertà e la democrazia”, Salvadego Guerrino Sant’Ilario d’Enza RE
Barca con remi
Dono delle classi 5ª scuola xxv aprile Savona, nell’incontro presso di loro il 6.5.2003, in ceramica
Modellino di veliero
Vascello Genova
5
Bronzetto “arte etrusca” riproducente l’”Ombra della sera”
Souvenir riproducente il “Discobolo”
Duomo e Battistero di Parma
Città di Vimercate, “Ara delle dee matrone I sec. d.C.”, modellino
Torre di Pisa, “Prato Renzo, segretario PCI sezione n.d.a. Pisa”, modellino
San Remo, Chiesa russa
Vaso di vetro con murrine, Venezia
Torre Eiffel, modellino con barometro
Candeliere ebraico, con biglietto da visita: “Setti Gino, Reggiolo”
Marzo 2000
“Livorno – I Quattro Mori”, miniatura del monumento
Il monumento dei Quattro Mori è il celebre gruppo scultoreo simbolo di Livorno. Celebra le vittorie del granduca Ferdinando I de’ Medici e dell’Ordine dei cavalieri di Santo Stefano sui corsari barbareschi
Orso, simbolo della città di Berlino
6
Bambolina in legno con costume tradizionale
Matrioska con motivo Babbo Natale, 5 pezzi
Matrioska con motivo Babbo Natale, tre pezzi
Babbo Natale
Uccellino
manufatto di un centro diurno
Cornice con piccola foto di bimbi in una scuola materna
Piccolo giocattolo in legno
raffigurante un cane che traina uno sciatore
7
Scultura di bulloni riproducente la famiglia Cervi
Dono di Massimo Santonastaso di Stezzano (BG) in visita ad aprile 2025
Da notare l’utilizzo degli strumenti da lavoro per dare forma a un ideale, come accade nel simbolo del PCI che adotta la falce e il martello
“Centenario Garibaldi 1882-1982”
Ricordo in legno con medaglione in terracotta
Tronco di legno con i nomi fratelli Cervi e Quarto Camurri
Ricordo dell’eccidio avvenuto in data 28.12.1943
Spedizione dei Mille, Scoglio di Quarto 5.5.1860
Bottiglia con terra del consiglio e acqua del Piave, 20.10.1963
Sacchetto tricolore con pietre dei campi di sterminio nazisti
“Fabbricato con i frammenti dei resti di un aereo americano abbattuto in Vietnam”
Oggetto ricordo con frase in lingua francese
8
Caminetto di terracotta
Vaso, Trieste, S. Giusto
Coppa del Raduno internazionale tricolore Ferrari Club Val d’Enza
Reggio Emilia 7 giugno 1987
Souvenir in legno
Piccolo monumento in bronzo
Obelisco con i nomi dei sette fratelli Cervi
Obelisco, Fabbrico
Spiga di grano, COOP G. Lupi, in ferro
Pesce
Ricordo “Italia URSS Savona”
firmato Turi D’Albissola (contenente cartellino con scritta “Le foggiature di Turi D’Albissola”)