Art Ad.Virus | MALATTIA scultura

[dialogo con: Mauro Pavesi, Anelito, 2017, bronzo, Reggio Emilia, piazzale antistante l’ingresso del nuovo padiglione dell’Arcispedale Santa Maria Nuova CORE]

Sinonimo di malato, fra gli altri, è infermo. Questo termine suggerisce, senza neanche troppe elucubrazioni, l’idea di stanzialità, dello stare immobili, allettati: la malattia ha dunque come conseguenza l’immobilità, permanente o passeggera che sia. Qual è allora la migliore cura alla malattia? L’esatto opposto, cioè il moto; ed è su questa suggestione di azione-reazione che vediamo sorgere la scultura di Pavesi: siamo davanti a un ospedale, luogo di cura per antonomasia, e lo scultore mette in contatto se stesso con questo luogo aizzando il suo più fedele destriero: Anelito, uno slancio verso la vita, verso il voler star bene; è lo slancio di chi ha in mente una destinazione ben precisa, una meta da raggiungere.
Per suggerire questa idea, lo scultore Pavesi si ricollega a una storia di immagini (o iconografia) ben precisa: il cavallo è uno degli animali, se non l’animale tout court, più rappresentato nella storia dell’arte.
Impennato e pieno di forza, lo scultore sembra rifarsi al cavallo dei Dioscuri in piazza del Quirinale a Roma, oppure al guizzo vitale dei famosi cavalli di Francesco Mochi in Piazza Cavalli a Piacenza; al contempo è perfettamente affine al sentire delle avanguardie storiche del Novecento, slegato dalla pedissequa rappresentazione naturalistica.
Pertanto la scultura è strumento di riflessione storico-artistica per Pavesi, il cui risultato è la bellezza di quest’opera, nella quale si fondono alla perfezione suggestione e omaggio alla storicità del soggetto, resa grazie alla naturalità della scultura e alla scelta del materiale, il bronzo, così carico di riferimenti antichi e mai dimenticati, e trasmutazione dello stesso in emblema, in idea, attraverso dei segni non razionalmente decifrabili, necessari però per comunicare concetti, sensazioni e idee.
Un inno alla forza e alla vita, per raccontarne anche il travaglio.

Lorenzo Zanchin
Servizio civile volontario

 

 

 

Art Ad.Virus è un progetto nato e ideato con la congiunzione di diversi eventi più o meno inaspettati: l’evolversi della pandemia da Covid, il sopravvivere della cultura (e dell’arte) nel mezzo di questa e l’elezione di Parma (e anche Reggio Emilia e Piacenza) come Capitale Italiana della Cultura 2020+2021. Di fronte a questa situazione, abbiamo capito quanto fosse importante che la cultura non restasse al suo posto, ma uscisse dai luoghi a questa deputati, chiusi per il lockdown; abbiamo quindi scelto alcune tematiche che si susseguiranno con scadenza mensile, ognuna delle quali approfondita in relazione ai diversi ambiti dell’arte figurativa: pittura scultura, archeologia, performances, cinema e tanti altri. Perché questo nome? Ci siamo ispirati alla figura lavorativa dell’Art Advisor, a cui abbiamo preferito sostituire parte del nome con un termine attualissimo: virus. È in realtà un augurio: di farci contagiare inaspettatamente dall’arte e dalla cultura che Reggio Emilia e il suo territorio offrono.

Art Ad.Virus è un progetto a cura di Martina Ciconte, Chiara Eboli, Benedetta Incerti, Maria Chiara Mastroianni, Lorenzo Zanchin del Servizio civile volontario