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Il pozzo Ferrari Corbelli a Rivaltella

Tra il 1856 e 1862 con l’utilizzo delle più avanzate tecnologie del tempo, un pozzo per la ricerca di acqua viene spinto alla strabiliante profondità di 682 metri, a Rivaltella.
Promotore dell’impresa è il patrizio reggiano Luigi Ferrari Corbelli, latifondista di larghe vedute, le cui vaste proprietà comprendono gli ex possedimenti ducali di Rivalta e Rivaltella.
È in atto nel periodo, da parte di diversi imprenditori reggiani, lo sforzo di modernizzare l’agricoltura e anche il Corbelli, che ha molto viaggiato ed è sensibile alle potenzialità della tecnica, si impegna a promuovere il progresso civile ed industriale nella gestione del proprio latifondo.
Si dota di moderne infrastrutture, come il ponte sul Crostolo in elementi componibili di ferro e ghisa (progetto dell’ingegner Schlegel di Milano) per collegare le sue proprietà alla strada del Cerreto
Opera una razionale sistemazione agraria dei terreni, seguendo gli insegnamenti degli agronomi reggiani Filippo Re e Claudio Fossa, e potenziando la coltivazione della vite e del gelso.
Si propone di sopperire alla carenza d’acqua per l’irrigazione con lo scavo di un pozzo artesiano, spronato in questo dai successi ottenuti in altre regioni d’Italia e all’estero.
Si reca quindi personalmente in Belgio e Francia per esaminare i più moderni impianti di perforazione e acquista a Parigi le macchine e gli attrezzi necessari. Assolda due tecnici esperti e alla metà di novembre del 1856, a breve distanza dalla Villa di Rivaltella, ha inizio lo scavo del pozzo.
Le difficoltà non tardano a presentarsi: un primo tentativo si arresta a 83 metri di profondità, per il franamento delle pareti, un secondo deve fermarsi a 95 m.
Il terzo tentativo, iniziato il 9 novembre 1857, prosegue fino a buona parte del 1860 e raggiunge la ragguardevole profondità di 677,5 metri. Qui la “forza motrice a braccia d’uomo” è ormai insufficiente all’impresa e il lavoro viene sospeso.
L’acqua tuttavia non è ancora stata trovata. Il pozzo intercetta solo vene di scarsa importanza, con tracce di petrolio e risalite di metano, che aumentano con la profondità. Sotto i 500 metri l’acqua presente è oltretutto salata.
Luigi Ferrari Corbelli tuttavia non si arrende: informato delle nuove macchine a vapore, ordina in Belgio due appositi motori e fa riprendere lo scavo, ma gennaio 1862 l’opera, grandiosa quanto infruttuosa, deve essere abbandonata per insormontabili difficoltà tecniche, alla profondità di 682 metri.
Commenta il geologo Pietro Doderlein: “Questo gigantesco tentativo, che disgraziatamente andò fallito dal lato industriale, riescì però profittevole alla scienza, dappoiché rese palesi i terreni e le condizioni stratigrafiche che dominano le pianure dell’Emilia”.
A ricordo dell’impresa rimangono la stratigrafia del pozzo e una campionatura dei terreni attraversati, donati da Luigi Ferrari Corbelli al Gabinetto di Storia Patria del Museo Civico di Reggio Emilia.
La stratigrafia, compilata sulla base del diario dello scavo dall’ing. Romualdo Caselli, amministratore di casa Corbelli, riporta le principali notizie sul pozzo e sui terreni attraversati. La campionatura, conservata in un quadretto a scomparti, è costituita da 39 cubetti di terreno con impresso il numero d’ordine e la profondità di rinvenimento e, sul retro, lo stemma di casa Corbelli. In due scatolette sono conservati alcuni reperti fossili.

Silvia Chicchi
Responsabile collezioni naturalistiche 
Musei Civici di Reggio Emilia

Foto: Campionatura dei diversi terreni attraversati nello scavo del pozzo artesiano di Rivaltella
fatto eseguire da Luigi Ferrari corbelli tra il 1856 e il 1862. Dai depositi dei Musei Civici di Reggio Emilia, ora a Palazzo dei Musei nella mostra “Gaetano Chierici. Metodo e scienze all’origine degli studi di preistoria”. Ph.: Carlo Vannini