Entriamo nella sala dedicata al Seicento. Alla fine del XVI secolo, dopo un lungo periodo di crisi economica e sociale, l’intera comunità di Reggio Emilia viene scossa da un evento miracoloso. Il 29 aprile 1596, un ragazzo sordomuto, noto come Marchino, in preghiera davanti ad un’immagine della Madonna con il bambino dipinta sul muro di cinta dei Servi di Maria, guarisce ricevendo il dono della parola e dell’udito.
L’immagine sacra, dipinta circa trent’anni prima da Giovanni Bianchi, detto il Bertone, su disegno di Lelio Orsi, diventa subito oggetto di devozione e le numerose offerte, raccolte in segno di ringraziamento per le grazie ricevute, vengono destinate alla costruzione di un imponente santuario iniziato per volere degli Este e della Comunità su progetto di Alessandro Balbo. Nel 1610 la struttura è completata e si avvia la decorazione interna con affreschi realizzati dai più importanti pittori bolognesi ed emiliani, come Leonello Spada, Alessandro Tiarini, Camillo Gavassetti e Carlo Bonone e Luca Ferraria. Durante questo periodo, diverse corporazioni e insigni famiglie della città adornano i propri altari con dipinti di grandi artisti come Ludovico Carracci, Jacopo Negretti (detto Palma il Giovane), Alessandro Tiarini e Lorenzo Franchi, mentre la Comunità commissiona per il proprio altare una maestosa pala a Giovan Francesco Barbieri, detto il Guercino.
Francesco I d’Este, a testimonianza della sua grande devozione alla miracolosa immagine, dona quattro candelieri e una croce d’argento per l’altare della Madonna. Uno dei preziosi candelieri è esposto nella vetrina dedicata alla Basilica che accoglie anche la pianeta argentea realizzata con il tessuto dell’abito da sposa di Beatrice d’Este, donato dalla duchessa in segno di devozione. Un piccolo quadro di Carlo Bonone rappresenta la singolare iconografia della Madonna della Ghiara. Due piccoli idoli fanno da contrappunto in un ideale dialogo tra spiritualità occidentale e orientale.