Noi e gli este – Sala 2.2


Alfonso I d’Este, noto come il principe artigiano, crea a Ferrara diverse fonderie in cui realizza personalmente armi da fuoco da lui progettate. Sotto la sua guida, l’artiglieria ferrarese diventa una delle più potenti d’Europa. Reggio Emilia ha una lunga tradizione nella produzione di spade e finimenti per cavalli, come racconta in modo suggestivo la vetrina che accoglie il fondo di arti industriali, animata sullo sfondo da spezzoni tratti dai film Il mestiere delle Armi e Addio fratello crudele. Fin dal Trecento, i fabbri di armi hanno botteghe nella contrada chiamata “degli Spadari”.
Qui vengono lavorate armi d’uso e da parata, molto apprezzate per la qualità della tempra delle lame, la bellezza dell’intaglio e la finezza del cesello. Nel Quattrocento, il settore cresce, alimentato dal lusso ostentato negli ornamenti equestri e guerreschi: maglie, corazze, elmi, morioni e spade. I fabbri reggiani diventano famosi per le decorazioni delle loro opere. Uno dei fabbri più noti, Giovanni di Bonaiuto, viene chiamato nel 1437 alla corte di Leonello d’Este a Ferrara.
Nel 1520, maestro Nicolò, specializzato nella realizzazione di morsi e speroni, si trasferisce a Mantova, alla corte di Isabella d’Este, e successivamente in Francia. Tra i fabbri più celebri del Seicento spicca Pietro Ancini, le cui opere sono oggi conservate in musei prestigiosi come il Bargello a Firenze, il Metropolitan Museum di New York e il Musée de l’Armée di Parigi.