Est modus in rebus

Tutto l’ambiente è caratterizzato dalla partizione in misure e numeri riferiti alla lunghezza della strada, alle sue ortogonalità, alle distanze tra le città, ai tempi di percorrenza. Mediante informazioni, numeri, immagini, viene rappresentata l’unicità e l’eccezionalità della Via Emilia landmark che continua ancor oggi ad essere l’imprinting in grado di direzionare la conformazione dell’intera struttura dello spazio regionale, land-art oggetto dal Novecento a oggi di celebri riflessioni e sguardi sul paesaggio, straordinario esempio di trasformazione del territorio affidata alla tecnica e all’ingegneria. Al centro sono esposti importanti prestiti da Musei nazionali : il grande cippo miliario proveniente dal Museo archeologico di Bologna, con esplicita intestazione a Marco Emilio Lepido, una delle rare tangibili testimonianze del console costruttore di strade; uno dei quattro vasi in argento da Vicarello con l’indicazione delle stazioni intermedie e le relative distanze dell’itinerario tra Cadice e Roma (comprese le città lungo la Via Aemilia), per la prima volta uscito dal Museo nazionale romano; la scultura dell’agrimensore proveniente dal Museo della civiltà romana di Roma; un rarissimo esempio di modello di lituo in bronzo da Sant’Ilario d’Enza, l’insegna dell’augure, magistrato-sacerdote addetto alle fondazioni urbane e al tracciamento delle strade.

  • Est modus in rebus

    The entire setting is characterized by the division with measurements and numbers referring to the length of the road, its orthogonality, the distances between the cities and the time necessary to cover these distances. The uniqueness and exceptional nature of the Via Emilia is shown through its information, numbers and image. It is a landmark that is, still to this day, a template able to direct the formation of the entire spatial structure of the region. A piece of land art that, from the 20th century up until today, has been the subject of celebrated discussions and attitudes to the landscape and is an extraordinary example of how the territory has been transformed by technology and engineering. The heart of the exhibition consists of important loans from national Museums: the great milestone from the archaeological Museum of Bologna, clearly marked with the name of Marco Emilio Lepido, one of the rare tangible pieces of evidence of the consular road builder; one of the four vases in silver from Vicarello, which indicates the stations along the way and the relative distances along the route between Cadiz and Rome (including the cities along Via Aemilia), for the first time taken out of the National Museum of Rome; the sculpture of the land surveyor from the Museum of the Roman civilization of Rome; an extremely rare example of a bronze lituus, from Sant’Ilario d’Enza, the symbol of the priest, magistrate-clergyman responsible for the urban foundations and tracing the routes for the roads.

 

I racconti:

Quinto Vennonio Felice, l’augure

Erano giorni che l’augure con il capo velato scrutava il terso cielo invernale, dopo averne fissato i limiti tenendo il lituo nella sinistra. Quella mattina, nel momento in cui il disco del sole comparve all’orizzonte da oriente, si intravide dapprima una linea scura, via via più nitida e infine candida: uno stormo di cigni diretto a sud in forma di grande M. Era il segno tanto atteso. Gli dei proclamavano attraverso il volo degli uccelli che una nuova città sarebbe sorta per iniziativa di un fondatore, M(arcus), e che la sua vita sarebbe durata millenni. Nascendo sotto la tutela di Cicno, il re cigno dei popoli padani, essa avrebbe dovuto fondere in un unico popolo Romani e Liguri, Galli ed Etruschi, o quel che di essi ancora sopravviveva. Fu allora che poterono iniziare i sacri riti previsti per la nuova fondazione. Gli aruspici celebrarono un sacrificio esaminando poi le viscere delle vittime. Dove si incrociavano Kardo e Decumanus si scavò il mundus per dedicarlo agli dei inferi. Si tracciò poi con un aratro dal vomere di bronzo il solco primigenio per definire i confini dello spazio cittadino. Era l’anno 578 dalla fondazione dell’Urbe e Marco Emilio Lepido era console per la seconda volta.

Caio Metellio Costante, l’agrimensore

Non devo affrontare il nemico in battaglia, nè avanzare tenendo saldo tra le mie mani il vessillo di guerra, ma il mio compito non è meno importante: in qualità di ufficiale del genio ho il duro compito e la responsabilità di approntare l’accampamento dell’esercito, il vanto della tecnica militare romana, che desta al contempo stupore e timore tra i popoli ostili. La perfetta organizzazione del campo, le sue imponenti opere di difesa, la razionale disposizione degli acquartieramenti, devono essere realizzati in breve tempo su ogni tipo di terreno, sotto il sole cocente o sotto lo sferzare della tempesta, spesso di fronte alla minaccia di un attacco improvviso. Qui, nell’accampamento, sta la vera forza del nostro esercito, qui la sua sicurezza.

 

Nella foto: Il Bicchiere in argento con itinerario da Vicarello, Bracciano, Roma; Roma, Museo Nazionale Romano, Medagliere (su concessione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo – Museo Nazionale Romano)