Sala Detti

Ai dipinti di Cesare Detti, padre di Anna e suocero di Luigi Parmiggiani, è dedicata un’intera sala della Galleria dove sono esposte ventitré opere dell’artista. Le opere presenti hanno per lo più per protagonisti i personaggi della famiglia Escosura – Parmeggiani – Detti, a partire dai raffinati ritratti di Anna, dell’altra figlia del pittore Juliette, della moglie Emilie per arrivare poi a più allegoriche scene in costume antico dove i personaggi familiari rivivono in ambientazioni storiche (Suonatrice d’arpa, Concerto, Suonatrice di liuto, Suonatrice di mandola, Sposalizio, Porta bandiera, I fidanzati, Sposi) o mitologiche (Le tre Grazie, Venere con amorini, La Primavera). Grazie alla mostra e all’interessante catalogo del 2003 curato da Giovanna Sapori si è potuto conoscere meglio questo artista che nella seconda metà dell’ottocento raggiunse una certa fama internazionale. Notevoli le differenze tra la pittura di Escosura e quella di Detti, pur dediti entrambi a scene di rievocazione storica in costume, riferite per lo più al Sei – Settecento e solo raramente ai secoli precedenti.

In Escosura il virtuosismo pittorico si esercita in una descrizione precisa dei particolari d’arredo e dei suoi personaggi, resi con uno stile pittorico del tutto legato all’accademismo ottocentesco, una pittura finita e minuziosa che si preoccupa soprattutto di organizzare elaborati scenari ricchi di arredi e opere d’arte e di elaborare semplici ed esemplari azioni per i suoi protagonisti. In Detti maggiore attenzione viene data agli aspetti propriamente pittorici, nello studio delle possibilità espressive del colore indagato nelle sue diverse gradazioni e trasparenze, con l’inserimento di intonazioni madraperlacee che ne impreziosiscono la stesura, a volte intessuta di elementi illuministici che testimoniano almeno un contatto con la cultura impressionista. L’elaborazione di questa raffinata tavolozza gli consente di indugiare nella resa delle particolarità dei tessuti (tra cui velluti, sete e broccati) e di collocare le sue scene (spesso dedicate all’elaborazione di pochi personaggi in primo piano) in un atmosfera di raffinata e un po’ torbida seduzione, che ancor oggi rappresenta la caratteristica della sua migliore produzione.
Nei suoi dipinti sono frequenti le citazioni dall’arte del passato, i pittori del Settecento (Watteau, Boucher e Fragonard), mentre in particolare nella ritrattistica i suoi riferimenti sono invece alla pittura fiamminga del Seicento, da Van Dyck a Rembrandt.