2.Atmosfere di laguna per l’ultima cena

Salone centrale

Giuseppe Maria Cignaroli detto Fra Felice, (Verona 1727 – 1796), L’ultima cena, olio su tavola, cm. 67,5 x 97

Fra Stefano da Carpi, (Carpi 1710 – Reggio Emilia 1796), L’ultima cena, olio su tela, cm. 34 x 87

Il riferimento si fa qui più puntuale, e non solo per la coincidenza cronologica fra i due artisti (muoiono entrambi nel 1796) e l’appartenenza di entrambi all’ordine francescano. Identico è il soggetto dell’Ultima cena da entrambi impaginato con ardite soluzioni dal sotto in su e ambientato in una scena prospettica. Riferimenti alla cultura veneta accomunano i due artisti, con più dichiarata evidenza nel veronese, la cui produzione artistica si colloca con convinzione in ambito neoveronesiano, tra Sebastiano Ricci e Piazzetta. Esplicita nel suo dipinto la sprezzatura luministica che anima i personaggi accentuandone in senso teatrale gli atteggiamenti , sobria ed essenziale invece l’ambientazione scenica, col suggerimento di una doppia arcata e l’individuazione di una breve scalinata a rafforzare la veduta dal basso. Più complessi i riferimenti figurativi di Fra’ Stefano, tra ricordi veneti (dal Bazzani a Tiepolo a Fontebasso) ma anche suggestioni dalla pittura del bolognese Crespi. Evidente è poi nella teletta esposta (acquistata dal Museo nel 1985) la sua esperienza di scenografo e prospettivista che gli consente una ardita impaginazione spaziale a chiasmo contraddetta dalla bella idea del drappo carminio lanciato verso lo spettatore. Così pure personalissima è la verve carica di umanità che muove i suoi personaggi abbozzati in veloci pennellate capaci di rappresentarne umori e sentimenti.