Nel progetto di riallestimento delle collezioni di Palazzo dei Musei si è deciso di destinare alla fotografia diverse linee di approfondimento e di pensiero che si concretizzano nella creazione di una sezione permanente dedicata alla fotografia e all’opera di Luigi Ghirri, oltre che nella realizzazione lungo tutto il percorso espositivo di spazi di “incontro” fra gli oggetti e la fotografia, ampliando così la dimensione dello “sguardo” che nell’esperienza museale si pone come tramite privilegiato di conoscenza.
La sezione permanente prende avvio dall’esperienza di Fotografia Europea per costruire un percorso in evoluzione che, attraverso chiavi di lettura ogni volta differenti, si interroga sulla fotografia e sul futuro delle immagini. Un intero spazio è dedicato all’opera di Luigi Ghirri e, con cadenza annuale, propone una riflessione sulla sua opera. Nel percorso chiamato “Photo Affection”, sono invece numerose le opere fotografiche presentate in dialogo con gli oggetti delle collezioni storiche con l’obiettivo di creare nuovi spunti e riflessioni. Da Sarah Moon a Martin Parr, da Gabriele Basilico a Erwin Olaf, nuovi accostamenti con gli oggetti delle collezioni danno vita a letture inedite, per far emergere le complessità dei molteplici punti di vista.
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Esplorazioni sulla Via Emilia. Vedute nel paesaggio è un progetto curato da Luigi Ghirri nel 1986, culminato nell’omonima mostra organizzata lo stesso anno presso il foro Boario di Reggio Emilia e nel testo curato da Gianni Celati, con prefazione di Italo Calvino.
Per l’occasione Ghirri coinvolge una ventina di fotografi, secondo una modalità piuttosto atipica per l’epoca ma che aveva già avuto modo di sperimentare due anni prima nel progetto curato assieme a Gianni Leone, Viaggio in Italia (1984) e che riproporrà con Giardini in Europa (1988).
I fotografi invitati sono: Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Vincenzo Castella, Giovanni Chiaramonte, Vittore Fossati, Guido Guidi, Mimmo Jodice, Klaus Kindel, Claude Nori, Cuchi White, Manfred Killmann.
Il lavoro raccoglie gli scatti realizzati in mesi di vagabondaggio lungo la valle del Po. Attraverso una fotografia anti-idealistica, modesta e sensibile all’apparenza fenomenica del mondo, Ghirri si propone di entrare in relazione con il paesaggio, in particolare con le sue manifestazioni più marginali: quelle zone liminali, a metà tra città e campagna, centro e periferia la cui sopravvivenza è sempre più minacciata dall’inesorabile espandersi delle aree urbane.
Il moto errante dei corpi e dello sguardo con cui i fotografi percorrono il paesaggio corrispondenza nello scorrere della penna di Gianni Celati, che per l’occasione scrive Racconti d’osservazione e nel video di Nino Criscenti che integrava la mostra.