Il cimitero monumentale

Anche a Reggio Emilia il cimitero può essere visto non solo come luogo di personale e solitaria rimembranza ma come un patrimonio collettivo di storia, arte e cultura che può bene configurarsi come parco elettivo della scultura cittadina. Notevole infatti la quantità di sculture qui conservate, come pure il livello artistico delle opere che, anche se non sempre, spesso si eleva rispetto a una pratica di ripetitiva riproposizione di modelli e una acritica produzione artigianale e cerca di coniugare le tensioni di poetica dei singoli artisti a più o meno esplicite esigenze di committenza e opportunità di commemorazione.
Dopo la prima fase ottocentesca (con interventi di Paolo Aleotti, Ciro Zironi, Ilario Bedotti, Guglielmo Fornaciari) nei primi anni del Novecento è Riccardo Secchi a imprimere notevoli novità nell’invenzione tipologica e nelle scelte stilistiche. In particolare le sue intense raffigurazioni con nudi maschili, modernissimi geni della morte che diventano protagonisti dei suoi monumenti funebri, mostrano la sua piena adesione alle poetiche simboliste in rapporto coi migliori sviluppi dell’ Art nouveau.
Altri scultori presenti sono Enrico Franzini, Eligio Sezzi, Ferruccio Orlandini, Galileo Scorticati, Bruno Bertani, Carmela Adani, Tonino Grassi fino alle testimonianze più recenti di Omar Galliani e Graziano Pompili.