Il Foro

Nelle città romane il luogo destinato alle attività religiose, politiche, commerciali e finanziarie era il forum; Vitruvio (De Architectura, V, 1) stabilì le regole per la costruzione del foro di tipo romano: “Intorno al luogo destinato a spettacoli, si distribuiscano intercolumni maggiori e tutto in giro si collochino le botteghe dei cambiavalute, e le tribune sul piano superiore: le quali cose saranno disposte convenientemente e per l’uso comune e per la riscossione delle imposte. Quanto alle dimensioni è necessario che siano proporzionate al numero dei cittadini, affinché né lo spazio sia troppo piccolo per l’uso che deve farsene, né per mancanza di gente il foro sembri troppo vasto. La larghezza si determini in modo che quando la lunghezza sia stata divisa in tre parti, due di queste costituiscano la larghezza; così la forma della piazza sarà rettangolare e la conformazione adatta alle esigenze dello spettacolo”. Gli edifici che, secondo Vitruvio, devono circondare il foro erano: la Basilica, il tesoro pubblico, la prigione, la Curia, dove si riuniva il senato cittadino. Nel foro si usò innalzare i monumenti onorarî ai cittadini benemeriti e spesso anche una statua di Marsia, a imitazione di quella che si trovava nel Foro Romano: in questo centro della vita cittadina si facevano i giuramenti dei magistrati, i funerali, i sacrifici solenni, i pagamenti delle imposte, l’aggiudicazione di lavori pubblici in appalto, le feste pubbliche ed alcuni spettacoli. La pavimentazione del foro e gli edifici che vi sorgevano erano spesso fatti a spese di cittadini benemeriti. Anche a Regium Lepidi, a partire dall’età augustea, venne a costituirsi un’area forense; essa sorgeva in posizione centrale rispetto al reticolo viario cittadino, a cavallo dell’asse della via Emilia. Il nucleo più antico sorse a sud della strada, in corrispondenza dell’attuale piazza San Prospero; successivamente, nella seconda metà del I sec. d.C., lo spazio pubblico cittadino venne ampliato con la creazione di un foro “aggiunto” (forum adiectum) che si estendeva a nord della via Emilia, tra le attuali via San Nicolò e via Roma. In questo settore sono stati identificati i resti della basilica, del macello pubblico e frammenti di iscrizioni onorarie. Come in tante altre città romane il foro di Regium Lepidi si articolava quindi attorno ad una grande piazza circondata da colonnati su cui si affacciavano i principali edifici pubblici; esso costituiva il vero e proprio cuore della città.

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Tito Pomponio Petra, il comandante della cavalleria

Il mio nome è Tito Pomponio Petra, cittadino di Regium Lepidi; appartengo per nascita al ceto equestre, circostanza che mi ha consentito di conseguire una lunga carriera militare, dove ho dato lustro al nome di Roma combattendo le feroci genti barbare sul fiume Reno al fianco del cesare Germanico. Tornato in patria ho ricoperto le più alte cariche civili, per venire infine nominato patrono della mia città natale; qui, mai inattivo, mi sono anche dedicato agli affari creando una figulina, una fabbrica di laterizi, la cui produzione era contraddistinta dal mio marchio personale: PETRAE. Come sapete bene noi romani usiamo dire “pecunia non olet”, cioè, nella vostra lingua, “il danaro non ha odore”, questo per sottolineare che a differenza dei ricchi senatori della capitale, molto snob e molto oziosi, noi “borghesi” di provincia non disdegniamo di occuparci di commercio ed industria, anche con quella giusta dose di spregiudicatezza che ci rende il ceto veramente produttivo della società romana.