Il limite

Come attesta la sua iscrizione funeraria, la morte colse Caius Vibius al di fuori dei confini della provincia africana, dove venne sepolto. Il sostantivo latino finis, utilizzato al plurale nell’iscrizione, corrisponde all’italiano confine; il termine rimanda originariamente al significato di solco e alla pratica del tagliare o scavare un solco nel terreno. L’importanza politico-culturale della pratica di “tracciare il solco” nel mondo latino viene da una possibile interpretazione della figura del rex, la prima figura politica e religiosa della Roma arcaica: il rex è colui che traccia la linea, colui quindi che è incaricato di “regere fines”, cioè di tracciare i confini. ll finis ha, perciò, una consistenza sacra e simbolica piuttosto che materiale: l’autorità del rex e del potere politico che ne deriva consiste, dunque, nel determinare i confini tra lo spazio consacrato e lo spazio non consacrato: ciò che è al di là del finis è disordine e dismisura; affinché la distinzione tra dentro e fuori sia inequivocabile, la linea tracciata deve essere retta: una linea incerta o spezzata può essere fonte di contaminazione e di confusione. La cultura romana conferiva un’importanza tale al confine da divinizzarlo, venendo a creare la figura del dio Terminus, il nume a cui venivano appunto consacrati i confini e che ne garantiva l’intangibilità. Ma nel lessico latino oltre al finis appare anche il termine limes: mentre il finis descriveva una linea netta di demarcazione, il limes rappresentava un’area, una zona in cui tra interno ed esterno, tra ordine e disordine prevaleva la continuità e il contatto; il limes venne pertanto ad indicare la zona di frontiera dell’impero romano. Gli studiosi di storia romana concordano nel sottolineare la permeabilità e la provvisorietà del limes: impero e confine appaiono due concetti alternativi; l’impero è sconfinato, nessuna potenza concorrente può limitarlo dall’esterno; in età imperiale il limes è costituito da una strada militare fortificata, protetta da un fiume o da opere di fortificazione, che avanza nel territorio barbarico e si arresta solo a fini strategici e di organizzazione interna ma non demarca affatto un confine stabile. Appare corretto, pertanto, tradurre il termine limes con quello di frontiera. Il sistema della via Emilia e delle colonie poste lungo il suo asse, sistema protetto a nord dal corso del Po, costituisce il primo esempio di limes realizzato sul terreno dai Romani.

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Caio Vibio, il legionario

Ancora nel fiore degli anni sono giunto tra i deserti infuocati della terra d’Africa. Qui ho combattuto genti ostili e selvagge, dai nomi sconosciuti ed impronunciabili, nei ranghi della gloriosa VIII legione Augusta Victrix. Il fato non mi ha consentito di tornare in patria: le mie ceneri giacciono sepolte al di là degli estremi confini dell’impero, in luoghi sperduti, ricettacoli di belve ed uomini nefandi. Il ricordo del mio nome, inciso su dura pietra, sopravvive grazie alla pietà dei miei commilitoni, che al loro ritorno negli accampamenti dedicarono un cippo funerario alla mia memoria nell’assolata Tuburnica di Numidia, da dove partii e non feci mai più ritorno.