Portico dei Marmi e Chiostro

L’ala meridionale del chiostro accoglie, in diretto collegamento con la Collezione di Paletnologia, la seconda sezione del Museo di Storia Patria di don Gaetano Chierici. Nata nel 1869 per riunire i materiali romani in pietra provenienti dal sottosuolo di Brescello e quelli romani e medievali dal capoluogo, precedentemente raccolti sotto il portico del Municipio (1775), fu ufficialmente aperta al pubblico nel 1875, sistemando a giardino il contiguo chiostro.

Un notevole ampliamento dello spazio espositivo e significativi incrementi di materiali medievali e rinascimentali si debbono a Naborre Campanini, grazie al quale la collezione conquistò l’intera ala di portico verso la chiesa di San Francesco, meritando una seconda inaugurazione, il 18 giugno 1902, e la nuova denominazione di Gliptoteca. Nel 1914 l’affluire di nuovi materiali (in particolare terrecotte decorate) indusse Campanini a collocare nel chiostro quelli meno deteriorabili dalle intemperie. I maggiori incrementi si ebbero fra 1925 e 1932 con l’acquisizione dei marmi rinvenuti nell’area della necropoli orientale della città romana di Reggio e fra 1933 e 1936 dopo la scoperta di un sepolcreto romano a Goleto di Boretto, sfruttando lo spazio esterno del chiostro. Quest’ultimo fu in seguito riordinato in forma di giardino archeologico per iniziativa di Giancarlo Ambrosetti, cui si deve un ulteriore incremento del patrimonio, la ridefinizione del percorso espositivo e il ritorno alla denominazione di Portico dei Marmi voluta da Chierici (1982 – 1991). La collezione si distribuisce in dieci campate. Ai lati del busto di Gaetano Chierici sono i cippi ad ara della famiglia Julia di Brescello: alla stele della giovane Julia Graphis si riferiscono i giocattoli in piombo nella Collezione di Paletnologia. Le campate I-XIX nella galleria settentrionale ospitano iscrizioni e monumenti funerari. Sono innanzitutto documentate le necropoli attorno a Brixellum, dal cui territorio proviene un capitello pertinente ad un monumento funerario a cuspide. La documentazione più cospicua si riferisce ai sepolcreti di Regium Lepidi, in particolare alla necropoli orientale lungo la via Aemilia verso Mutina: monumenti funerari da recenti scavi a San Maurizio (1998-2000), con epigrafe di un circumlator (trasportatore) e stele con i busti di due coniugi; epigrafe degli anziani coniugi C. Naevius Dromo e Naevia Philumina; urne funerarie; stele a timpano di Q. Vennonius Felix, seviro; stele ad ara di C. Fundanius Eucharistus, addetto al culto imperiale (claudialis); e quella della famiglia di C. Metellius Constans, veterano; cippo ottagonale; tabella di P. Attiedius con il riferimento alla tribù Pollia, cui erano ascritti i regienses; epigrafe in versi elegiaci commemorante la giovane Tinuleia Musa; stele a pseudoedicola di Pettia Ge con scena di matrimonio e strumenti del marmorario raffigurati sullo zoccolo; sarcofago di C. Decimius; stele del liberto C. Pomponius Felix, seviro, claudiale, membro del collegio professionale dei cardatori di lana. La serie dei marmi romani continua nelle campate XXXVIII-XLII: corredi funerari dal sepolcreto della Gatta; stele a forma di sarcofago egittizzante di Publeia Tertia, sacerdotessa di Iside, da Campegine; corredi funerari dalla città di Reggio e dalla necropoli di Goleto presso Boretto con stele di pertinenze sepolcrali; epigrafe commemorante i nove membri della famiglia dei Papinii, da Poviglio; stele dei coniugi T. Vibius Iustus e Camplana Aphrodite, da Goleto; base dedicata da Vibia Eutichia al figlio Titus ed al marito Ianuarius, da Goleto. Le campate XXI-XXXVIII della galleria meridionale espongono materiali di provenienza locale dal Medioevo al XIX secolo: decorazioni architettoniche, epigrafi, sculture. Da questo ordinamento traspare la volontà di Gaetano Chierici di fornire strumenti utili alla ricostruzione della storia municipale, intesa nella molteplicità delle sue componenti, istituzionali, artistiche e sociali. Annunciazione di Bartolomeo Spani dalla facciata della distrutta chiesa di San Giacomo Maggiore; mostra marmorea del portale del Monte di Pietà, del 1612; paraste in marmo bianco rappresentanti i santi protettori di Reggio, opere di Bartolomeo Spani; campionatura di decorazioni in terracotta da chiese e palazzi reggiani del XV e XVI secolo; formelle da Fogliano probabilmente facenti parte della recinzione presbiteriale della Cattedrale (due originali) del terzo decennio del XII secolo; vasca battesimale della Pieve di San Polo; lapidi municipali ricordanti l’erezione delle mura e delle porte cittadine; due lunette a bassorilievo dalla distrutta chiesa di S. Maria Maddalena, del 1459; S. Sebastiano, statua in terracotta di ambito ferrarese dell’ultimo quarto del XV secolo; formelle in arenaria dal muro di cinta del Corpus Domini, inizi del XVI secolo; “la Serva” e busti di casa Scaruffi, sculture di Prospero Sogari detto il Clemente; portale di palazzo Fontanelli nell’attuale via Dante, opera di Bartolomeo Spani, 1517; busti in marmo del Clemente o della sua bottega o di produzione coeva; chiusa o bocca d’acqua con aquila estense e la data del 1655, dal canale della Morte in via Guasco; epigrafe per il ripristino della via d’acqua navigabile Bagnolo – Reggio del 1715; epigrafe funeraria ebraica. Nel Chiostro sono ricostruiti due monumenti funerari a tamburo pertinenti a centurioni romani, da Villa San Maurizio e da Rubiera. Sono inoltre esposti frammenti di architettura funeraria dal deposito di San Maurizio e basoli della via Aemilia provenienti dal centro di Reggio.

Portico dei Marmi - Stele
Nella galleria settentrionale si espongono epigrafi e frammenti di architettura funeraria provenienti dalle necropoli di Regium Lepidi. La maggiore di queste è la necropoli orientale, lungo la via Emilia in direzione di Modena. Sin dal XVI secolo la località di S. Maurizio restituisce monumenti funerari di epoca romana. Fra il 1925 ed il 1932 vi si rinvenne un notevole deposito di marmi romani, riutilizzati in epoca altomedievale per la costruzione di un’opera idraulica.
Fra i monumenti più significativi si segnalano l’epigrafe in versi elegiaci commemorante la giovane Tinuleia Musa; la stele a timpano di Q. Vennonius Felix, seviro; la stele ad ara di C. Fundanius Eucharistus, claudialis; e quella dei Metellii con raffigurazione di un urbaniciano; la stele a pseudoedicola di Pettia Ge con scena di matrimonio e strumenti da lavoro di un marmorario; la stele del liberto C. Pomponius Felix, seviro augustale, claudialis, membro del collegio professionale dei cardatori di lane.
Nella stessa sede si espongono corredi funebri da tombe rinvenute nell’area delle Officine Reggiane e dell’Isolato S. Raffaele.
Nel Chiostro sono ricostruiti monumenti funerari a tamburo di centurioni romani, da S. Maurizio e da Rubiera. Vi sono inoltre esposti frammenti di architettura funeraria dal deposito di S. Maurizio e basoli della via Emilia.

Nella galleria settentrionale si espongono epigrafi e frammenti di architettura funeraria provenienti dalle necropoli di Regium Lepidi. La maggiore di queste è la necropoli orientale, lungo la via Emilia in direzione di Modena. Sin dal XVI secolo la località di S. Maurizio restituisce monumenti funerari di epoca romana. Fra il 1925 ed il 1932 vi si rinvenne un notevole deposito di marmi romani, riutilizzati in epoca altomedievale per la costruzione di un’opera idraulica.
Fra i monumenti più significativi si segnalano l’epigrafe in versi elegiaci commemorante la giovane Tinuleia Musa; la stele a timpano di Q. Vennonius Felix, seviro; la stele ad ara di C. Fundanius Eucharistus, claudialis; e quella dei Metellii con raffigurazione di un urbaniciano; la stele a pseudoedicola di Pettia Ge con scena di matrimonio e strumenti da lavoro di un marmorario; la stele del liberto C. Pomponius Felix, seviro augustale, claudialis, membro del collegio professionale dei cardatori di lane.
Nella stessa sede si espongono corredi funebri da tombe rinvenute nell’area delle Officine Reggiane e dell’Isolato S. Raffaele.
Nel Chiostro sono ricostruiti monumenti funerari a tamburo di centurioni romani, da S. Maurizio e da Rubiera. Vi sono inoltre esposti frammenti di architettura funeraria dal deposito di S. Maurizio e basoli della via Emilia.

Si è molto dibattuto sulla condizione di Brixellum nell’ambito dell’VIII Regio. Una colonia vi fu probabilmente dedotta nella prima età augustea, sfruttando la possibilità di guado sul Po in relazione con la rete dei collegamenti viari fra le due sponde del fiume. La fioritura della città si svolge fra la fine del I secolo a.C. e la media età imperiale. In età tardo antica si avvertono segnali di crisi. Nel V secolo è sede vescovile sino alla distruzione della città nel 603 da parte dei bizantini di fronte ad un’offensiva longobarda. Nella galleria settentrionale sono esposti epigrafi e frammenti di monumenti funerari che Chierici aveva ottenuto dal Comune di Brescello sin dal 1863. Altri marmi sono stati acquisiti nel nostro secolo. Si segnala un grande capitello corinzio pertinente ad un monumento funerario a cuspide dalla necropoli di Goleto. Dalla stessa località provengono parti del recinto del monumento sepolcrale dei Concordii (oggi ricostruito nei Giardini Pubblici) e tre stele funerarie della gens Vibia. I corredi di alcune tombe della stessa necropoli sono esposti nelle adiacenze delle epigrafi. Due cippi ad ara commemorano membri della famiglia dei Julii, fra i quali la giovinetta Julia Graphis, i cui giocattoli in piombo sono esposti nel Museo Chierici. Dal territorio di Poviglio proviene la stele dei Papinii, che commemora nove membri di una medesima famiglia. Un cippo a forma di sarcofago egittizzante che ricorda Publeia Tertia, sacerdotessa di Iside, fu rinvenuto fra Campegine e Castelnovo Sotto.

Nel lato meridionale della Galleria, confinante con la chiesa di san Francesco, sono esposte testimonianze dal Medioevo all’Ottocento: decorazioni architettoniche, epigrafi, sculture di provenienza locale. La scelta di esporre questi materiali dimostra, prima in Gaetano Chierici e poi in Naborre Campanini, la volontà di fornire strumenti utili alla ricostruzione di una storia municipale intesa nella molteplicità delle sue componenti, istituzionali, artistiche, sociali.
Tra le opere più significative: “Annunciazione” di Bartolomeo Spani dalla facciata della chiesa, ora distrutta, di san Giacomo Maggiore, datata 1518; mostra marmorea del portale del Monte di Pietà, 1612; paraste in marmo rosso di Verona con sei tondi a bassorilievo in marmo bianco rappresentanti i santi protettori di Reggio, opera di Bartolomeo Spani; campionature di decorazione in terracotta da chiese e palazzi reggiani del XV-XVI secolo; vasca battesimale della Pieve di san Polo; lapidi municipali ricordanti l’erezione delle mura e delle porte cittadine; S. Sebastiano, statua in terracotta d’ambito ferrarese, ultimo quarto XV secolo; “La serva” e busti proveniente da casa Scaruffi, opere di prospero Sogari detto il Clemente; portale del Palazzo Fontanelli in Via Dante, opera di Bartolomeo Spani.

 

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