Collezioni archeologiche

Reggio Romana

REGIUM@LEPIDI, IL PROGETTO

Regium@Lepidi è un progetto internazionale specificamente concepito dalla Duke University-Dig@Lab per il museo archeologico della città di Reggio Emilia (Musei Civici). Il progetto nasce con due obiettivi: il primo è quello di studiare, interpretare e ricostruire virtualmente la città romana di Reggio, il secondo è quello di creare un nuovo museo virtuale progettato nel contesto del museo archeologico di Reggio Emilia. In Europa è il primo museo virtuale con questa impostazione concepito all’interno delle attuali collezioni archeologiche. È progettato secondo un approccio interattivo dove i visitatori sono stimolati a conoscere la realtà del museo attraverso un processo di reciproca interazione. L’impostazione del museo virtuale dentro quello reale è particolarmente stimolante perché crea un forte rapporto fra gli oggetti del museo, la collezione tangibile, il suo invisibile contesto storico (la città, intangibile) e le nuove percezioni immersive dei manufatti derivanti dalla dimensione virtuale. Questa nuova narrazione digitale trasforma la tradizionale tassonomia archeologica in “affordance” (proprietà distribuita dell’oggetto) con potenziali interrelazioni fra oggetti e ambiente circostante. In tal modo oggetti e siti si incorporano all’interno e all’esterno del museo offrendo una più ampia narrazione storica. Lo scopo finale è di aprire nuove e molteplici prospettive nell’immaginazione virtuale della città piuttosto che scegliere una ricostruzione perentoria e indiscutibile. Il progetto implica un approccio interdisciplinare, già utilizzato per analoghi casi di studio, e richiede l’integrazione di diverse specializzazioni, dall’archeologia alla geologia, dalla topografia al telerilevamento. La ricerca si basa su dati noti e pubblicati e d’archivio ma è stata in grado anche di produrre nuove interpretazioni con diverse tecnologie e realizzazioni software.

  • La ricostruzione della città romana

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    Il caso di studio è abbastanza complesso data la mancanza di dati archeologici in situ e di scavi archeologici scientifici. Infatti la città romana è quasi completamente nascosta all’interno di quella moderna. I cittadini ed i visitatori poi non possono avere una diretta percezione dell’impianto urbano romano data la frammentazione dei resti archeologici e la mancanza di scavi.
    Questa situazione è completamente differente rispetto ad altre ben documentate città romane lungo la via Emilia come Mantova e Bologna. In particolare l’interpretazione e ricostruzione della città romana si è basata sui seguenti criteri metodologici:
    Ricontestualizzazione virtuale nel museo di siti ed oggetti dell’antica città romana.
    Marcatori archeologici e storici
    Aree sconosciute della città romana possono essere ricostruite con altri indicatori quali i resti di un edificio di età imperiale o di alto rango. Ritrovamenti sparsi, se correttamente studiati, possono rilevare particolari altrimenti non comprensibili.
    Forma e urbanistica della città moderna.
    In duemila anni lo sviluppo della città di Reggio Emilia è profondamente influenzato dall’originale piano urbanistico romano. Ne rappresenta in qualche modo il DNA architettonico e urbano.
    Scavi archeologici.
    Accurati modelli ad alta risoluzione realizzati con scanners laser riproducono le aree di scavo esistenti.
    Studi paleo-ambientali e geo-archeologici.
    La ricostruzione digitale e virtuale, presentata attraverso molteplici installazioni, mostra chiaramente l’impressionante impatto visivo delle due città sovrapposte: quella moderna e quella romana.

  • Il sito archeologico del Credem

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    Gli scavi estensivi compiuti fra il 1980 e il 1983 nei sotterranei della sede del Credito Emiliano hanno costituito una rara opportunità per investigare un’ampia porzione del centro della città romana.
    Qui le massicce fondamenta di due edifici, ora perduti, hanno rivelato una complessa stratigrafia. Si tratta probabilmente di una basilica romana e di un’altra struttura di controversa interpretazione, probabilmente un muro difensivo o la base di un tempio.
    Lungi dal suggerire una ricostruzione de facto, abbiamo simulato l’ipotesi di un tempio per verificarne la compatibilità con il contesto archeologico sottostante. È un’ipotesi convincente in termini di rapporti spaziali, ma ad oggi non è stata trovata alcuna prova archeologica definitiva che possa convalidarla.
    Per la documentazione digitale del sito archeologico del Credem abbiamo usato uno scanner laser terrestre in combinazione con diversi target sferici allo scopo di allineare le varie scansioni. Ciò che rimane attualmente nei sotterranei del Credem è un allestimento che ha cancellato o rimosso molte delle strutture sottostanti durante il corso degli scavi, lasciando visibili solo alcuni campioni murari delle fondamenta. Pertanto si è reso necessario un rilievo topografico con stazione totale per la riunificazione delle diverse sezioni al fine di disporre di una base topografica utile per le conseguenti ricostruzioni tridimensionali.

  • Installazioni digitali nel museo virtuale

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    Questa installazione offre al visitatore una panoramica complessiva del paesaggio di Reggio in età romana. L’applicazione simula un modello in macro scala del paesaggio e del terreno a volo d’uccello. Lo spettatore può percorrere il paesaggio, caratterizzato da una suddivisione quasi uniforme del terreno, che parte dal centro della città in corrispondenza dell’intersezione delle principali strade (la via Emilia e il cardo massimo). Da lì si può ritornare ai giorni nostri per osservare i cambiamenti del paesaggio nei secoli. È un’occasione importante per comprendere come i rapporti di spazialità si siano evoluti nel tempo, dato che molti di questi aspetti non sono ormai riconoscibili.
    Mentre la via Emilia è facilmente riconoscibile nel suo percorso rettilineo, l’originale reticolato urbano è difficilmente rintracciabile nel moderno impianto urbano. L’antico alveo del Crostolo è ancora identificabile lungo corso Garibaldi. La morfologia del terreno di età Romana è stata ricostruita sulla base di un Modello Digitale del Terreno (DTM).
    Gli studi paleoambientali ipotizzano che il paesaggio naturale abbia subito pochi cambiamenti e che questi siano in gran parte attribuibili all’azione dell’uomo. I valori altimetrici in corrispondenza di moderni manufatti di grandi dimensioni, come terrapieni, strade elevate e canali, sono stati rimossi dal DTM, mentre l’originario piano di calpestio della città antica – fino a 4 m più basso di quello attuale – è stato ricreato interpolando le quote dei sondaggi archeologici e geologici relative alle fasi romane.
    La configurazione urbanistica della città antica è stata ricreata con l’inserimento delle mappe archeologiche nel GIS (Sistema di Informazione Geografica). L’originale rete stradale è stata ipotizzata dagli studiosi sulla base di frammenti emersi nel periodo di ricostruzione post bellica. Le forme vettoriali del GIS (punti, line, poligoni) ed il DTM modificato sono stati inseriti nel software di modellazione procedurale (City Engine) per riprodurre i quartieri della città e le case residenziali in modo automatico.

  • FORUM@LEPIDI

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    Offre una visione della vita quotidiana del foro romano consentendo all’utilizzatore di passeggiare fra i monumenti pubblici originalmente localizzati nel centro di Reggio. “Oculus Rift” permette all’osservatore di apprezzare su una scala reale i dettagli architettonici da una distanza più ravvicinata rispetto alla precedente applicazione. Simulazioni virtuali di siti antichi sono possibili anche con scarsi indizi archeologici purché il dato empirico sia chiaramente distinto dalla sua interpretazione.
    Le imponenti sostruzioni nei sotterranei del Credem furono spogliate dei loro marmi durante il Medioevo e nessuno di essi è stato rinvenuto in situ. D’altra parte alcuni frammenti di notevole pregio furono riutilizzati più tardi in altre costruzioni e sono ora esposti in questo museo. Riteniamo che sia stato utile riutilizzare questo materiale eterogeneo nelle simulazioni virtuali non tanto per dare allo spettatore un’idea definitiva di quello che fu il foro, ma per comprendere la loro funzione architettonica nel corpo di un edificio.

  • Scienza interpretazione ed immaginazione

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    L’estensione ed i confini della città romana potrebbero essere ricostruiti sulla base della centuriazione che ancora caratterizza l’ordito stradale e dalla discontinuità tra pavimentazione basolata e glareata lungo la via Emilia. Fra la fine del primo secolo a.C. ed il secondo d.C. Reggio conobbe un notevole sviluppo urbano coincidente con un periodo di prosperità economica. Un considerevole rinnovamento urbano ebbe luogo nel centro dove case private al nord del foro furono demolite per fare spazio ad una grande basilica e forse ad altri edifici pubblici. La tecnica di pavimentazione delle case private nell’epoca repubblicana (cocciopesto) fu sostituita soprattutto da pavimenti in mosaico. In quest’epoca alcune delle più ricche residenze furono dotate di bagni termali a dimostrazione dell’alto tenore di vita raggiunto dai loro proprietari.
    Per rendere tutto ciò visibile nella simulazione virtuale sono stati creati flussi di vapore in corrispondenza dei resti archeologici dei bagni termali. Sebbene nessun edificio per spettacoli sia stato sino ad oggi rintracciato a Reggio abbiamo comunque immaginato un teatro ed un anfiteatro sulla base di recenti studi topografici. Per dare trasparenza a questa simulazione i resti di alcuni edifici sono stati incorporati nello scenario del Foro sovrapponendo dati archeologici con l’ipotetica ricostruzione virtuale.
    Allo stesso tempo il progetto mira a ricomporre la città romana e quella attuale in un unico spazio urbano con lo scopo di stimolare gli abitanti a ripensare lo spazio da loro abitato ed immaginare duemila anni di storia e trasformazioni urbane.

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