Archeologia nel Reggiano

Neolitico

Al “periodo di transizione dall’Età della Pietra a quella del Bronzo”, un lungo arco di tempo che corrisponde all’avvicendarsi delle culture neo-eneolitiche (V-III millennio a.C.), sono dedicate ben 15 vetrine.
Il Neolitico indica, secondo la definizione di Chierici, l’”età della pietra finemente scheggiata o levigata”. Vi identificava una sola cultura, quella dei “fondi di capanne”, caratterizzata dall’associazione di ceramiche a decorazione incisa con strumenti di selce scheggiata, fra cui tipici quelli a forma di rombo. Con l’espressione “fondi di capanne” Chierici intendeva riferirsi alle capanne o ad altre strutture a pianta circolare infossata nel terreno, messe in luce nella fascia pedecollinare, come ad Albinea, oppure, come a Campegine, in corrispondenza di lievi culminazioni naturali della media pianura. Sono le tracce dei più antichi insediamenti stabili che si conoscano nel Reggiano.
Di rilievo, le ceramiche di Rivaltella e di Albinea, ed i vasi raccolti nel pozzo di Razza presso Campegine.

Neolitico