La città di Reggio in età Romana

Raccolte numismatiche

Vi è documentata la storia della circolazione monetaria nel Reggiano nell’arco di un millennio (V secolo a.C. – V secolo d.C.).
Il ripostiglio di Campegine comprende lingotti di rame con alta percentuale di ferro, marcati a rilievo con il segno del “ramo secco” (aes signatum) e pezzi di aes rude (V secolo a.C.). Due dramme padane di imitazione massaliota si riferiscono alle popolazioni galliche insediate nel Reggiano fra III e I secolo a.C. La donazione di Ottorino Folloni comprende la serie completa di sei nominali dell’aes grave della Repubblica romana, metallo fuso in pezzi di forma rotonda, secondo un determinato sistema ponderale e con un’impronta impostavi dallo Stato (IV-III secolo a.C.). Passando alla moneta coniata, assai ben rappresentato è il sistema dell’argento. Di particolare rilievo è il tesoro di Borzano di Albinea, originariamente composto da 1111 fra denarii e quinarii, probabilmente occultato negli anni delle guerre civili (attorno al 43 a.C.). Il fenomeno della tesaurizzazione viene poi illustrato da 97 denarii databili da Settimio Severo (dal 193 d.C.) a Triboniano Gallo (251 – 253 d.C.), rinvenuti fortuitamente alla periferia di Reggio Emilia. La rassegna si conclude con il “tesoro di Reggio Emilia”, 60 solidi d’oro degli imperatori d’Oriente (da Marciano a Zenone) in ottimo stato di conservazione, quasi tutti provenienti dalla zecca di Costantinopoli. Ad essi sono associate oreficerie parte di produzione romana, parte di produzione gota. Il tutto era contenuto in una fistula da acquedotto in piombo. Il nascondimento è datato verso la fine del V secolo d.C., forse in occasione della guerra fra Odoacre e Teodorico.