Mavarta che visse 26 anni

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La stele di Mavarta è stata ritrovata nel 1880 da Gaetano Chierici presso la Chiesa parrocchiale di
San Eulalia a S. Ilario d’ Enza più precisamente dove ora è situato il campanile. Nei pressi della chiesa sono stati rinvenuti anche altri reperti.
Mavarta è una giovane donna di origine barbarica vissuta tra il V e VI secolo d.C.
La sua lapide è il più antico reperto cristiano della provincia di Reggio Emilia e nel contempo il primo documento medioevale recuperato nel territorio di S.Ilario.
Non si è però del tutto certi che lo scheletro rinvenuto vicino alla sua tomba sia davvero quello di Mavarta per l’incuria degli escavatori.
La lapide è diversa da tutte le altre del tempo perché le incisioni su di essa sono irregolari e confuse ma abbastanza leggibili perché ricalcate con colori scuri.
Il testo sepolcrale recita:

“M/B IN HOC LOCO / REQUIESCET / IN PACE FIDELIS / MAVARTA QUE VIXIT / ANNUS XXVI / RECESSIT IN PACE FIDELIS / SVB DIE KALENDASIVLIAS /
BOETIO CONSULE.”

Traduzione:
“Alla buona memoria. In questo luogo riposa nella pace dei fedeli Mavarta che visse ventisei anni, trapassò nella pace dei fedeli (morì) nel giorno delle Calende di Luglio sotto il consolato di Boezio.”

L’ espressione “nella pace dei fedeli” è la prova della cristianità di Mavarta testimoniando quindi ulteriormente l’epoca in cui la donna visse e si sa per certo grazie a documenti storici che Manlio Anicio Severino Boezio, filosofo cristiano, fu console tra il 487 e il 510 d. C.