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L’opera contestata

Un dipinto inquietante e misterioso accoglie il visitatore che si addentra nella settima sala della Galleria Fontanesi: un enorme scheletro con i tentacoli della piovra e le ali di un drago soggioga un uomo. Questo mostro è allegoria dell’Usura che strangola l’umanità, opera di Cirillo Manicardi.
Artista tra i più talentuosi in città, Manicardi è all’apice del successo quando gli venne affidato, nel 1910, l’incarico di decorare Palazzo del Monte. Il Palazzo ospitò il Monte di Pietà reggiano a partire dal 1494 in seguito alle prediche di Bernardino da Feltre.
Dai molti schizzi possiamo ricostruire l’apparato iconografico che Manicardi crea per il palazzo, costruito proprio a partire dalle antiche prediche di Bernardino: gli spazi tra le finestre di Via Carducci avrebbero rappresentato l’oppressione esercitata dall’usura sugli esseri umani, e l’opera conservata in Galleria è una di queste scene. Con questo ciclo Manicardi esce davvero da ogni cautela che caratterizzava la sua pittura per abbracciare appieno la temperie simbolista; come hanno detto alcuni con questi lavori arriva a lambire l’espressionismo.
Il ciclo è osteggiato e criticato aspramente, nonostante sia difeso dalla stessa committenza e avallato dalle entusiastiche critiche ed esortazioni di Adolfo Venturi. Viene criticato soprattutto il macabro soggetto, ma appare evidente che, se da un alto la città si dimostra certamente inadeguata ad accogliere le indiscutibili novità che il Manicardi stava proponendo a Reggio, dall’altro la sua fama e la sua indiscussa leadership dal punto di vista artistico, che portano ad affidare a lui tutte le imprese più complesse – e remunerative – della città, provocano grande reazione da parte degli artisti residenti e un’ondata di invidia piuttosto feroce. (A.G.)
Dove: Galleria Fontanesi