DO DI PETTO SUL RIO DELLE AMAZZONI. Ludovico Giraud (1846-1882) nell’opera Il Guarany
Ludovico Giraud era nato a Parma nel 1846 da una famiglia modesta, che lo avviò giovanissimo all’attività lavorativa. Fu Domenico Fugazza, il maniscalco presso il quale aveva trovato impiego, ad intuirne l’attitudine al bel canto e ad iscriverlo, a proprie spese, alla Regia Scuola di musica di Parma. Lo si può definire un tenore drammatico: le sue doti si possono così sintetizzare “purezza del timbro, ampiezza dello squillo, colorito baritonale, vigore con cui sosteneva le tessiture più gravose”.
Terminato il corso di studi, nel 1871 si trasferì a Milano, dove l’anno successivo debuttò al Politeama nella Jone. Aveva così inizio una carriera piena di successi, anche se Giraud non cantò mai nei maggiori teatri. Dal 1877 iniziava la collaborazione con il Teatro Regio di Parma, che lo ebbe interprete in cinque opere fino al 1880, per passare in seguito ad altri teatri italiani, da Piacenza a Firenze, da Chieti a Bologna, da Venezia a Verona e a Genova.
Nel 1876 intraprendeva una carriera internazionale in paesi di lingua spagnola, dapprima al Teatro Principal di Barcellona, e poi, oltrepassato l’oceano, in America Latina (Paraguay, Cuba, Messico, Brasile). Fu il Brasile a decretarne il successo: nel 1880 infatti trionfò nel Guarany e poi nel Salvator Rosa di Antonio Carlo Gomes.
Gomes (1836-1896) è stato quasi sicuramente il maggiore compositore operistico del Brasile, se non delle Americhe. Il romanzo O Guarani dello scrittore brasiliano José de Alencar gli offriva un testo che avrebbe potuto essere facilmente trasferito ad un livello drammaturgico, nel quale musica e poesia potessero armoniosamente integrarsi. Il libretto, in lingua italiana, del poeta Antonio Scalvino e di Carlo d’Ormeville, è imperniato sugli amori contrastati fra la portoghese Cecilia, figlia del potente don Antonio, e Peri, capo della tribù dei Guarany. L’opera è diretta espressione di quel movimento culturale, denominato indianismo, di cui fu precursore François-René de Chateubriand con il romanzo Atala. Protagonista di questa corrente è l’indio, con i suoi costumi primitivi, le sue credenze tradizionali e i suoi ingenui sentimenti di “buon selvaggio”, contrapposti alle prevaricazioni dei conquistadores europei.
Rientrato in Italia dopo i trionfi americani, Giraud donò al Museo di Antichità di Parma la sua collezione di armi e costumi amazzonici, compreso l’abito di scena del Guarany, costituito da indumenti e accessori originali: il gonnellino in corteccia, il copricapo, la collana, l’arco e la freccia, così come li vediamo riprodotti in una fotografia d’epoca. Il reimpiego di vesti originali era in uso nella tradizione del teatro ottocentesco europeo, una moda che conferiva maggior verismo al personaggio interpretato. Dal Museo di Parma la donazione Giraud è approdata alle collezioni del Museo di Reggio nel 1970.
Giraud ritornò infine in Brasile, sua patria di elezione, per interpretarvi il Trovatore nel teatro di Gadalajara. Il 15 ottobre del 1882, benché sofferente per la febbre gialla, volle comunque salire sul palcoscenico, ma al termine della rappresentazione ebbe un collasso ed il giorno seguente morì. Il suo corpo riposa nel Pantheon di Belém, mentre Parma nel 1884 ne celebrò la memoria con una lapide affissa nel Pantheon dei musicisti al cimitero della Villetta. Anche il figlio Fiorello (1870 – 1929) fu cantante lirico di qualche successo, oltre che docente al Conservatorio di Parma. (R.M.)
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