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1591. QUALCUNO NON S’ARRENDE

Ercole Rubini (1568-1626) ci ha lasciata manoscritta una “storia ossia cronaca” nella quale sono narrati gli avvenimenti reggiani dal 1584 al 1613. Gli anni tra il 1580 e il 1593 sono, dal punto di vista economico e sociale, tragici. Condizioni meteorologiche avverse, terremoti, carestie, mercati bloccati ed infine una moria che riduce a 11000 gli abitanti di Reggio. Nel 1591 in particolare “Li poveri si cibavano di erbe a guisa di bestie, mangiando animali immondi. Li più facoltosi ne prendevano nelle proprie case…chi tre chi quattro per alimentarli a proprie spese. Ciò per esercitare…la cristiana carità, come anche per sminuire le lamentevoli grida, che di giorno e di notte facevano quei miseri, abbenché la sol vista di quegli infelici, che sembravano larve, fosse bastevole a svegliare la compassione sin nelle stesse fiere, apparendo squallidi, semivivi, gli occhi torbidi, fosche ed incavati, sembravano tanti corpi d’anatomia, avendo la pelle arsiccia, li nervi attratti, le donne rabbuffate: alcuni si vedevano morti, altri sul punto di morire ed altri vedevano a terra giacere insensati”.
In questo scenario desolato c’è qualcuno che non si rassegna, non si arrende. Qualcuno che comprende come, oltre la carità, sia necessario continuare le attività, far girare il denaro, procurare lavoro. Nel Portico dei Marmi si conserva un concio di arenaria, appena abbozzato: esso reca inciso “Anno penuriae 1591. Hiero squadro F.F.” (Nell’anno della carestia 1591. Gerolamo Squadroni fece fare).La breve iscrizione si riferisce alla ricostruzione del palazzo di famiglia, sito nella omonima via e non più esistente. Nelle poche parole traspare l’orgoglio, in questo caso ben motivato, di chi, pur nelle più avverse condizioni, non si è ripiegato nella miope difesa dei propri beni. Ha voluto investire, ha voluto intraprendere ed è riuscito a portare a buon fine il proprio intento. (A. M.)
DOVE: Portico dei Marmi