Ebuzia Priscilla, la matrona

La mia giornata scorre sempre uguale. All’ora prima sono già in piedi, pronta a spazzolare le chiome, fermandole a crocchia con gli spilloni, ad indossare la tunica, stretta in vita dal cingulum, e la palla, a fermarne i lembi con le fibulae, e a calzare le mie alutae di cuoio tenero. Solo per queste ho una vera passione: ne posseggo tre paia. All’hora secunda sono già pronta ad uscire con Vibia, mia fedele ancella, per gli acquisti nel foro e lungo i portici della strada costruita secoli fa dal console Aemilius. All’hora quarta, rientrata in casa, posso dedicarmi ai lavori di filatura e tessitura con l’aiuto di Vibia. Preparo il necessario per la partenza del mio diletto sposo, Caius, che fra pochi giorni raggiungerà il limes germanico e per il mio giovane Florinus, che affronterà il viaggio verso l’Urbe, arruolato nella XII coorte. Di quando in quando rivolgo preghiere ed offerte a Lari e Penati perché li proteggano anche lontano da Regium. Tutto il resto della giornata lo trascorro in casa. Non indosso ornamenti, che pure posseggo custodendoli in uno scrigno. Sono loro, Florus, Florinus e Florentinus, i miei ragazzi, i miei veri gioielli!

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